TRAMA
Anni cinquanta, New Jersey: un meccanico s’innamora della nipote di Albert Einstein. Quest’ultimo, non contento del pretendente, finge di aiutarlo a fare colpo su di lei trasformandolo in un intellettuale.
RECENSIONI
Commedia romantica dal sapore rétro, non foss’altro per l’ambientazione anni cinquanta e la presenza di Meg Ryan, garanzia, negli anni novanta, di opere orientate alla famiglia e dalla parte delle ragioni del cuore. Scritta da Andy Breckman e Michael Leeson, parte molto bene (se si escludono i frequenti e facili doppi sensi sessuali), giocando su di un’idea vincente e feel-good alla pari degli adorabili quattro anziani scienziati mattacchioni ritratti: una seduzione a suon del quoziente intellettivo del titolo originale, con Albert Einstein nei panni del paraninfo (il solito, impagabile, Walter Matthau) e, addirittura, lo zampino finale di Eisenhower. Il tutto fa anche pensare che Fred Schepisi, dopo l’eccellente Sei Gradi Di Separazione, si stia instradando, qui con toni più leggeri, nei solchi di commedie “filosofiche” con dissertazioni su Tempo e Spazio, con il dilemma dell’Universo governato alternativamente da Caos e Ordine, e prendendo come protagonisti, ancora, un uomo con falsa identità e un incontro anomalo che crea scintille (quello di un semplice meccanico con le più grandi menti del mondo). Si risolve, purtroppo, in una scontata e ammiccante fiera dei buoni sentimenti che dimentica le premesse ma, non per questo, è sgradevole. Al posto del conflitto “scientifico” fra mente e cuore, si predilige il desueto meccanismo dell’eletto che duella con il promesso sbagliato (il grande Stephen Fry, nei panni di un inglese noioso e crudele) per conquistare i sentimenti della bella: la complicità a seguire è più artificiosa ma è, comunque, da citare la gag dei due innamorati che bisticciano sul prato ma fingono di lasciarsi andare a reciproche effusioni.