GARRINCHA

Anno Produzione2001

TRAMA

RECENSIONI

E’ un’impresa ardua, voler imbrigliare in un’immagine, seppur in movimento, l’uccellino di Pau Grande per definizione un uomo libero, che ha saputo volare. Garrincha che masticava il calcio in versi, nei suoi dribling al fulmicotone sulla fascia destra, è stato un poeta, se non si vuol restringere il termine solo a chi fa buon uso delle parole e delle loro potenzialità commutative.
Paulo Cesar Saraceni ci prova in questi novanta minuti, in cui racconta, per voce di numerosi campioni ed esperti , la vita, le avventure e il dramma finale di Garrincha, che morirà a soli 50 anni nel 1983. Manè amava il pallone, giocava con il cuore, era "l’alegria do povo", così lo battezzò uno dei padri del Cinema Novo brasiliano, Joaquim Pedro de Andrade.
Un poeta dalle gambe storte e dalla fantasia immensa, in mezzo a giganti come Didì, Vavà e Pelè: l’ultimo dei romantici, forse inconsapevole, nella sua semplicità.
Al buon Paulo concediamo qualche imperfezione, consapevoli della difficoltà dell’impresa: Manè in gabbia non ci starà mai, perché è il sogno che si dissolve e non si imprigiona, "perché il calcio, come la letteratura – scrive Edilberto Coutinho -, se ben praticato, è forza di popolo. I dittatori passano. Passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è un momento eterno. Non lo dimentica nessuno".

                              Mauro Ravarino