TRAMA
In un paesino irlandese, il ritardato Josie conduce una pompa di benzina per conto del sig. Gallagher, che gli affianca un quindicenne nei weekend: sono entrambi soli e passano insieme anche il tempo libero, finché…
RECENSIONI
L’anti-Forrest Gump di Abrahamson e Mark O’Halloran (sceneggiatore anche del precedente, simile in temi e stilemi, Adam & Paul) è empatico, rifugge l’eccezionalità in atti esteriori per restituire, senza ostentazione e trame/musiche ricattatorie, l’universo interiore tanto sfuggente quanto pregnante del protagonista. La macchina da presa si at-tarda con lui, incantata dalla Natura, in sereno silenzio, componendo quadri parchi di inutili enunciati, portando al trionfo il cuore semplice di un essere adorabile, disponibile e premuroso, Angelo che prende la Vita così com’è, senza giudizi. Un cinema sottotono che non sottrae ma aggiunge, con la soggettiva del suo (non) punto di vista sul mondo, fatto di approcci delicati con oggetti, animali e persone (a prescindere dal loro comportamento): Pat Shortt è davvero straordinario, per fisicità (Josie, paffuto e con problemi all’anca, cammina dondolando con le braccia quasi anchilosate) ed espressioni (quel sorriso stampato). Ma quello degli autori non è un discorso sulla beata alienazione: piccoli, impercettibili segnali (che fanno grande il film) ci dicono che Josie soffre quando è deriso e vessato, che ama non ricambiato, che dissente ma non interferisce (l’annegamento dei cuccioli). Il pathos creato non punta nemmeno sulla rivalsa dei deboli: Josie subisce ma volta pagina. Ecco perché il gesto finale, con chiusura lirica (il cavallo che, forse, lo cerca) ed ellittica (più per pudore che per vezzo), è straziante, denuncia quanto precario fosse l’equilibrio del suo piccolo universo protettivo, e fa rileggere tutti gli impercettibili segnali di sofferenza come punte dell’iceberg di un potente dolore trattenuto, vissuto stoicamente con ottimismo. Sposando l’ingenuità e il candore di Josie, gli autori alzano anche il tiro, per dire che non c’è solo l’ingiustizia del comportamento umano, che tollera il diverso ma non annulla i pregiudizi, ma anche quella di una società sempre più (sessualmente) paranoica e (arbitrariamente) inquisitoria, che dimentica gli indifesi in nome della prevenzione.
