Drammatico, Recensione

FYNBOS

NazioneSud Africa/ Grecia/ U.S.A.
Anno Produzione2012
Durata96'

TRAMA

Meryl e Richard incontrano una coppia interessata a comprare la loro splendida villa sudafricana. Anche due giovani vicini che si prendono cura della casa formano parte del gruppo. All’improvviso Meryl sparisce…

RECENSIONI

Da un regista pubblicitario un possibile aggiornamento di L’avventura: il capolavoro di Antonioni, titolo fondativo del cinema moderno, è il referente primario (nonostante il regista citi Spielberg e il cinema americano degli anni 70) di un’opera che riflette sul rapporto tra l’uomo e la propria identità (non a caso il film comincia con un personaggio che si libera dei propri documenti e dei propri averi de poche), qui metonimia e crisi di una precisa società: quella sudafricana bianca, benestante, satura e pronta al collasso, capitalista e colonialista, che Fynbos tortura ricercando l’indeterminato, lavorando sull’indefinito, aprendosi a fobie che non sono nominabili, ma sono un vago altro, un vago altrove che colpevolmente non conoscono. La signora scompare, l’assenza rivela. Un giallo, assorbito dal paesaggio. Questione di stile: inquadrature geometriche che attentano all’antropocentrismo, quadri eccentrici e durate non finalistiche, sguardi che tentano di trasformare l’ambiente in luogo mentale. un sound design raffinato, tagliente. Il fulcro è lo spazio tra il corpo e la scena, la distanza tra gli uomini, l’assurdità della sovrastruttura che li lega, di un reale che si schianta contro il vero del contesto architettonico, naturale e all’uomo non può che lasciare l’enigma. Non a caso il titolo si riferisce al paesaggio: fynbos, wikipedia dixit, è la vegetazione arbustiva che popola una piccola striscia costiera della Provincia del Capo Occidentale in Sudafrica.