TRAMA
Matthew, ragazzo che soffre di schizofrenia, si ritrova nel dormitorio per i senzatetto. Un reduce del Vietnam lo prende sotto la propria ala.
RECENSIONI
Matt Dillon si riunisce al regista di Un Ragazzo Chiamato Tex in questo commovente e drammatico quadro sugli "homeless" di New York. Il commediografo e sceneggiatore Lyle Kessler è abile nel descrivere una delicata ed insolita amicizia virile, nel puntellare la narrazione di eventi tragici e raffinatamente ad effetto, nel caratterizzare i due protagonisti (ottimo Danny Glover, Dillon convince di meno ma ruba spesso la scena con il suo personaggio stralunato): vengono in mente le migliori pellicole sull'argomento, Lo Spaventapasseri, Un Uomo da Marciapiede e Senza rifugio (meno noto, da recuperare, di Lee Grant). Un plauso anche allo scenografo Stuart Wurtzel e al direttore della fotografia rederick Elmes: insieme compongono vere e proprie fotostatiche artistiche del "trash-world" dove sono costretti a vivere questi cittadini di serie "C", in una pellicola di impegno civile che non si ferma alla sola polemica, vuole anche educare a riscoprire il lato umano in categorie sociali emarginate. L'accusa al sistema americano passa anche attraverso la considerazione che la linea fra benessere e bancarotta è sottile per tutti e il messaggio finale non è né consolatorio né di autocommiserazione, sprona a rimboccarsi le maniche. Tim Hunter muove gli attori in un sottobosco descritto con crudo realismo, gira con partecipazione e vira anche, ogni tanto, su toni più favolistici (il battesimo da "santo" di Matthew: sente le voci come Giovanna D'Arco e Mosè, ha un certo potere curativo quando impone le mani; la visione del sogno fattosi realtà fra campi verdi e amici felici). Una pellicola insolita, sottovalutata ed intensa (è da citare, ad esempio, la viva sequenza in cui il Jerry di Danny Glover "cura" l'anima di Matthew/Dillon, agendo da "guardia del corpo" nella scena ambientata in birreria: ha compreso i suoi timori meglio di qualsiasi medico).