Drammatico, Recensione

FLOWER ISLAND

Titolo OriginaleKkot-seom
NazioneCorea/Francia
Anno Produzione2001
Durata130'

TRAMA

Tre donne (una prostituta, una cantante malata di tumore, un’adolescente) vanno alla ricerca di una mitica isola ubicata nei mari della Corea del Sud, dove – a quel che si dice – il dolore scompare…

RECENSIONI

Pesantezza d’Oriente

Una ragazza abortisce in un bagno pubblico, un'altra si prostituisce e il cliente muore durante il coito. A un'altra ancora, di professione cantante, viene diagnosticato un tumore alla gola. Questo l'allegro terzetto che si ritrova, senza averlo scelto, a condividere il cammino per raggiungere l'Isola dei Fiori, luogo di serenità in cui i dispiaceri scompaiono. Lungo la strada incontreranno un vecchio silenzioso, che cura una delle tre con delle pietre dopo un tentativo di suicidio, un uomo che trasporta il cadavere di un vicino di casa sbudellato ed evirato dalla moglie, i componenti di una band musicale, un amico della madre defunta di una delle ragazze. Il viaggio porterà a nuove consapevolezze e a una serenità interiore non per forza coincidente con la risoluzione terrena dei propri problemi. Raccontato così sembra quasi interessante, in realtà il film del coreano Song Il-gon è una vera e propria tortura. Sarà lo stile visivo para-dogma (sgranature più avvilente utilizzo di luce naturale) o i lunghi piani sequenza in cui non sembra accadere nulla. Oppure è proprio un'incapacità personale di entrare in contatto con una cultura diversa ed i suoi ritmi. Forse però, ma è solo una supposizione, non c'è la minima considerazione dello spettatore su cui vengono riversate le proprie ossessioni e ambizioni poetiche. In ogni caso, l'assenza di compromessi rende la visione insostenibile e, ahimè, inutile.