Drammatico, Recensione

FIVE DAY SHELTER

TRAMA

Belfast. Una serie di personaggi si incrociano nell’arco di cinque giorni, tutti mediamente soli, devastati, alla deriva.

RECENSIONI

Il giovane esordiente irlandese Ger Leonard usa la metafora del 'five day shelter': i canili tengono i cani abbandonati per cinque giorni prima di sopprimerli. Allo stesso modo, i suoi personaggi si dibattono in una condizione di degrado generalizzato: un 'film corale' in salsa minimalista, che pedina le solitudini singole e le fa incrociare a intermittenza come a suggerire un unico, avviluppante stato di disperazione. Più che la trama e i caratteri (si va dal tossico all'adultero, passando per la prostituta), allora, a rilevare è la costruzione dell'atmosfera complessiva: descrizione dell'abisso senza redenzione, con la città dell'Ulster come sfondo-personaggio, con i cieli scuri che si riflettono reciprocamente negli animi plumbei delle figure a evocare una nuvolosità interiore. Malgrado questo, e malgrado la notevole colonna sonora di Alex Leonard (note basse e gravi che cambiano spesso modulazione, un vero commento musicale agli eventi), Five day shelter non riesce però a liberarsi dal peso dell'intreccio, che si rivela una passerella di archetipi e topoi del 'cinema negativo'. Basti citare il ragazzo tossico che effettua il più classico dei ritorni al liquido amniotico e si libera nel mare. Niente di nuovo, con qualche momento alto (l'inizio muto), costituendo il film solo una possibile base di partenza per l'eventuale stile del regista.