
Titolo OriginaleFerrari
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2023
Durata130'
Interpreti
Sceneggiatura
Tratto daEnzo Ferrari: The Man and the Machine di Brock YatesFotografia
Montaggio
Costumi
Musiche
TRAMA
Nell’estate del 1957 l’ex pilota automobilistico Enzo Ferrari è in crisi. L’attività che, partendo da zero, lui e sua moglie Laura hanno costruito in dieci anni corre il rischio della bancarotta. Il tempestoso matrimonio tra Enzo e Laura è in lotta, tra la perdita prematura del figlio ventiquattrenne Dino (morto l’anno precedente) e la scoperta che Enzo aveva avuto un secondo figlio…
RECENSIONI

Del resto, come ribadisce il prevosto durante l’omelia domenicale rivolto a un pubblico di fedeli composto perlopiù di devoti infervorati da un culto mortale (il profeta, Enzo, e i suoi dipendenti-discepoli), un culto che prevede sacrifici (“sradicarsi”; “esiliarsi”), che è “passione letale”: «se fosse nato a Modena, Gesù non avrebbe fatto il falegname ma il meccanico». Succede all’inizio del film, in una sequenza montata con cronometrica esattezza, di un livello d’incandescenza spaventosamente forte, costruita sul calcolo millimetrico delle combinazioni, tutta giocata sulla tensione tra la spiritualità svettante della predica e la traiettoria orizzontale dell’auto in corsa sul circuito di prova. Un montaggio alternato che contrappone estasi e trance agonistica, sia l’una sia l’altra comunque rivolte al raggiungimento di qualcosa di sovrannaturale, di trascendente, entrambe orientate alla mistica dell’istante, a «un’intima unione con una realtà superiore, diversa, assoluta, fuori delle forme ordinarie di conoscenza e di esperienza» (così riporta il dizionario Treccani alla voce “mistico”). In Ferrari si corre contro il tempo e contro la realtà per affermarne di nuove.

Un biopic però costruito sui giri di una corsa automobilistica, fatto di accelerazioni (le prove; la gara) e rallentamenti (le vicissitudini sentimentali e i disinvolti azzardi professionali tentati per riscattare un’azienda in difficoltà), in cui l’acme non è da cercare tanto nei singoli momenti (basti pensare a come la vittoria della Mille Miglia sia spogliata di ogni enfasi: una vittoria funerea, completamente oscurata dall’incidente che l’ha preceduta), quanto nella totalità della corsa. Solo nel finale, infatti, si sciolgono, solo per un attimo, tutti i grumi di tensione accumulati: succede quando Enzo porta Piero, il bambino, per lungo non riconosciuto legalmente, avuto con Lina, alla tomba del fratellastro Dino: è in quel momento che si ricongiunge la croce (padre, figlio e spirito) evocata all’inizio dai versi ripresi dai Quaderni di Weil; croce come luogo del sacrificio, ma anche luogo della risoluzione del dolore e della riconciliazione; un luogo messianico perché lì, dal punto all’incrocio dei due bracci, il tempo ricomincia, la Storia riprende il suo corso.
