TRAMA
Joe, duro sergente di polizia di Los Angeles, riceve la visita della madre possessiva e ficcanaso. Si vergogna da morire con i colleghi, ma lei diventa il testimone-chiave di un omicidio.
RECENSIONI
Nella lunga serie di commedie poliziesche con strane accoppiate, mancava giusto la mamma di mezzo: il produttore Ivan Reitman, che ha sostenuto la comicità di Arnold Schwarzenegger (I Gemelli: stessi sceneggiatori, William Osborne e William Davies), può aggiungerla al suo carnet di sciocchezze filmiche. Come commedia in sé non ha speranze nella piatta edulcorazione e nei percorsi stereotipati del cinema commerciale hollywoodiano, quello che si guarda bene dall’urtare in qualsiasi modo i ‘sentimenti’ dello spettatore medio, da rassicurare nei valori condivisi stagliati nell’idillio di una sitcom. Lo spunto di partenza, infatti, poteva avere sviluppi piacevolmente folli o paradossali: qualcosa funziona nel sarcasmo sul rapporto possessivo madre-figlio ma il coraggio non è la cifra stilistica degli autori e affossa qualsiasi potenzialità l’aver scritturato, per il ruolo principale, un Sylvester Stallone negato per i ruoli brillanti (vedere Nick lo Scatenato e Oscar), per il semplice motivo che la sua specialità sono gli ambiti tragici in cui scatta il ridicolo involontario delle sue espressioni (paradossalmente: una furia distruttiva che ispira tenerezza). Per fortuna, Roger Spottiswoode è un regista abbastanza scaltro ed evita in tutti i modi di affidarsi troppo alla sua maschera per poi passare, nella seconda parte, all’azione poliziesca, per quanto di routine. Far ridere con una genitrice/parente anziana guerriera non è da tutti: piuttosto che la co-protagonista Estelle Getty (dal serial Cuori senza età), rivedersi la Dola di Laputa il Castello nel Cielo o Edipo relitto di Woody Allen.