Fantasy, Recensione

FAVOLE

Titolo OriginaleFairy tale: a true story
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1997
Genere
Durata98’

TRAMA

1917: due ragazzine riescono a fotografare le fate. Lo scrittore Arthur Conan Doyle le prende sotto la propria ala.

RECENSIONI

Per popolare la casa delle bambole nella soffitta del nostro essere bisogna credere nella magia, non svelarne i misteri. È difficile ingannare un bambino, perché non basa il suo rapportarsi agli altri sull'aspettativa e non ha interesse a distinguere il mondo della fantasia (dell'illusione) dalla realtà. Ma non è solo l'infanzia a nutrirsi di sogni: anche gli adulti, vinti dallo scetticismo (il giornalista), dal dolore (gli orrori della guerra), dalla ragione e i "trucchi" della scienza (Houdini), hanno bisogno di (vogliono) credere, seppure distratti più dalle prove della messinscena che persuasi dal piacere dello spettacolo (Houdini alla bambina: "Ti è piaciuto lo show?": "Sì"; "Vuoi sapere come ho fatto?": "No."). Sturridge (I Viaggi di Gulliver) è ancora alla ricerca dei lillipuziani per favoleggiare sull'umanità intera, ma dimentica l'onorata tradizione narrativa anglosassone incentrata sui bambini, caratterizzata da chiaroscuri di fantasia e incubo, afflati dolorosi e fughe catartiche. La coproduzione con gli Stati Uniti, probabilmente, l'ha persuaso a correggere il tiro sbilanciandolo verso l'ottimismo, la speranza nel "sogno", l'edulcorazione per famiglie, il forzato messaggio edificante (la "morale" finale per bocca della bambina). La sua storia vera di una "favola" (è un fatto realmente accaduto, portato al cinema lo stesso anno da Nick Willing con Fotografando i Fantasmi) doveva mantenere l'equilibrio fra l'illusionismo (la magia "svelabile" di Houdini) e il peterpanismo ("Se credi voli"), sospendere il giudizio fra i prodotti necessari della fantasia (figli del gioco, della solitudine, della sofferenza, dell'ingenuità) e la soggettiva come "prova" fotografica degli stessi (gli effetti speciali danno vita alle fate). Si gioca d'ambiguità (il momento in cui scattano le foto non è mai mostrato; il giornalista, alla fine, pare scoprire che è tutto un trucco) ma il cuore sposa con troppo trasporto la fede che non ammette il mistero. Elaborato, sagace, l'uso del montaggio parallelo (fate/Houdini/Teosofia ecc.). Sorpresa finale: un dono delle fate.