TRAMA
Deckard Shaw vuole vendicare il ferimento del fratello Owen. Dopo 140 minuti di acrobazie, incidenti, morti e distruzione si scopre che, alla fine della fiera, l’importante è la famiglia.
RECENSIONI
L'hip-hop e i culi in ppp, i cambi marcia infiniti, i muscoli che evadono i limiti del quadro, le coreografie interminabili, la action camera impazzita, il machismo da osteria e i buoni sentimenti, l'elogio del rischio-fine-a-se-stesso e l'esaltazione della famigli(ol)a come Unico Valore Ultimo sono solo alcuni dei marchi di fabbrica del brand F&F, che va preso per quello che è e ci mancherebbe altro. Qui si aggiungono delle derive Mission Impossible un po' forzatelle, col personaggio dell'hacker che attacca un cavetto ethernet al suo laptop e diventa diointerra, mentre sul monitor a tutto schermo appaiono le solite megascritte DOWNLOADING su sfondo rosso con la percentuale di completamento scritta GROSSISSIMA, tutte cose che, direbbe qualcuno, 'si vedono solo nei film'. Specialmente nei film del menga alla fastandfurious.
Il primo problema, però, è che tutto questo armamentario polveroso sa di terribilmente vecchio e puzza di muffa. E anche se si avverte il tentativo di addolcire la pillola con la solita panacea dell'ironia, l'ironia non arriva se non dello stesso infimo, stantio livello dell'oggetto su cui vorrebbe/dovrebbe ironizzare; si veda il personaggio di Tyrese Gibson, a cui Wan affida molta della presunta vis comica del film e che dice la stessa battuta (in senso lato) per 140 minuti di fila. Non c'è niente e nessuno, per dirla in altri termini, che ci strizza veramente l'occhio e che ci dice: 'è un mucchio di cazzate e lo sappiamo bene, io te, vecchio amico mio ;-)' ma piuttosto un testo-film che si pavoneggia e dichiara 'guardami, so anche fare l'autoironico!' (e non c'è niente di meno autoironico di chi si professa autoironico).
F&F7 va avanti così, col passo pesante e il fiato corto, e a poco/nulla serve il generoso tentativo di Wan di buttarla in una controllatissima caciara. Le decantate 'esagerazioni definitive' in ambito action/motoristico puntano più sulla quantità esibita che sulla qualità intrinseca, la fisicità degli scontri umani, con mdp spesso fissa sull'asse di rotazione degli agìti, non stupisce più nessuno (specie nel dopo The Raid) e tutto sa di terribilmente ordinario, senza che il discorso faccia mai il tentativo di scartare di livello, di diventare quello che non sembra di primo acchito.
Peccato perché Wan, in passato (penso soprattutto ai due Insidious), aveva dimostrato di essere un regista molto consapevole e teorico senza diventare cervellotico. In F&F7 gioca invece l'unica carta del (banalmente) muscolare, ed entra in un comodo anonimato. Due parole per l'(in)evitabile beatificazione finale di Paul Walker, chiusa dalla sua auto che si allontana in campo lunghissimo, con la macchina da presa che lo segue per un po' per poi alzarsi e puntare verso il cielo/paradiso. Questione delicata, diciamo 'di sensibilità', sulla quale non ci pronunciamo.