FALLING…IN LOVE

Anno Produzione2005

TRAMA

Alan e Angel sono intrappolati in un amore profondo. Belle è appena scappata da un matrimonio fallito e ha preso in affitto la stanza accanto a quella di Angel; per caso, Belle è stata un primo amore di Alan, che non ha dimenticato quest’amore. Le due donne diventano amiche intime, seguendo il sentiero dell’amore e condividendo i loro segreti, senza sapere che l’amante che manca ad ognuno di loro è lo stesso uomo. Nel tempio di Taki An Jinja a Hokkaido, in Giappone, c’è un pozzo antico, che darà ad Angel e Belle, quando lo trovano, la risposta al loro amore nascosto.

RECENSIONI

Vive l’Amour

Ammettiamolo! A chi interessa un amore in cui tutto va bene, dove baci, coccole e affetto procedono allineati e in serena armonia? È il contrasto che inchioda il pubblico alla poltrona e diventa occasione di confronto. È la catastrofe che turba e rassicura lo spettatore, curioso di guardare, senza per forza provare in prima persona. Il problema del film del taiwanese Wang Ming-Tai, già assistente alla regia di Tsai Ming-Liang, è che il contrasto non è sufficiente per dare polpa al copione (dello stesso Ming-Tai), perché gli amori messi in scena annaspano nei luoghi comuni. C'è la ragazza sinceramente innamorata disposta a sopportare le assenze del fidanzato, sempre in giro a tirare pugni e cacciarsi nei guai. C'è l'amica, che scopre di avere condiviso lo stesso fidanzato ma tiene il segreto per sé. E c'è un antico tempio nella regione montana del Giappone, l'Hokkaido, che dovrebbe dare alle ragazze una risposta sui loro interrogativi d'amore. Ad incorniciare il tutto una fotografia costantemente acida che, priva di contrasti, appiattisce visivamente le debolezze già evidenti nella sceneggiatura. Il problema è che il film accenna a decollare dopo un'ora e si accontenta di presentare i protagonisti, accentuarne l'incomunicabilità e chiudere il racconto con una svolta plumbea poco illuminante; senza, comunque, riuscire a rendere universale lo struggimento dei personaggi. Troppo poco, quindi, per giustificare la frase di Mishima che apre il film "Basterebbe non amarsi e i rapporti tra le persone sarebbero più semplici".