Drammatico, Recensione

FA’ LA COSA GIUSTA

Titolo OriginaleDo the right thing
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1989
Durata120’

TRAMA

Sotto il caldo rovente del mese di Luglio, in un quartiere povero di afroamericani a Brooklyn (Bedford-Stuvyesant) c’è una pizzeria gestita da italiani in cui lavorano il nero Mookie e un bianco razzista, Pino.

RECENSIONI

Dopo Lola Darling e Aule Turbolente, l’opera che ha rivelato Spike Lee come la più grande promessa del cinema afroamericano (tenendo a mente l’altrettanto corale Car Wash di Michael Schultz). Additato da alcuni come atto d’incitazione alla rivolta dei neri (perché è uno dei primi film politici con loro come protagonisti), il film lascia il segno proprio per il modo in cui disquisisce di razzismo senza demagogia ma scovando ombre e luci in tutte le fazioni in campo. Ciò in cui è magistrale, però, è la drammaturgia che, senza un preciso filo conduttore, descrive le varie etnie (neri, coreani, portoricani) passando continuamente dalla commedia al dramma con coreografie da musical e tutto l’armamentario cinematografico possibile, nel comune tessuto connettivo del “caldo”, della pentola in ebollizione che sta per esplodere, magari sulle note di Fight the Power dei Public Enemy (lo scenografo altera i colori per restituire il calore, privilegiando rosso e arancione; la fotografia di Ernest R. Dickerson punta sul giallo). Lee dona non pochi tocchi eleganti anche nella messinscena, oltre a un ritmo irresistibile e a una galleria di personaggi impagabile, buffa e non, portatrice di riflessioni indirettamente profonde, accattivanti per battute, rapporti interpersonali, disegno dei caratteri, gergo, realismo evocato più che evidente. In chiusura, una frase di Martin Luther King (pace) e una di Malcolm X (guerra), per un racconto ispirato alla tragedia di Howard Beach (1986).