TRAMA
Le sorelle Han ritrovano la placida superficie delle loro vite messa sottosopra dall’arrivo di Soo-hyun, un affabile adulatore che sembra essere l’incarnazione di tutte le qualità.
RECENSIONI
L'Uomo Perfetto?
Non è solo l'occidente a saccheggiare l'oriente (“The ring” e “The Grudge” sono diventati vere e proprie miniere d'oro), ma succede anche il contrario. Capita con l'irlandese "About Adam" di Gerard Stembridge, film non irresistibile ma acuto, in cui l'arrivo improvviso di un uomo bellissimo mette a soqquadro un'intera famiglia (tre sorelle e un fratello) e, soprattutto, permette alle pulsioni di tutti i personaggi di uscire allo scoperto. Più che un remake, il film del coreano Chang Hyun-soo è una fotocopia dell'originale. Sono minime, infatti, le varianti, con situazioni, ma anche inquadrature, riproposte esattamente uguali al prototipo irlandese. La versione coreana accentua i toni grotteschi per via delle interpretazioni, spesso sopra le righe, dell'affiatato cast, e di alcuni eccessi nei doppi sensi che tolgono eleganza e incisività allo spirito vagamente amorale della pellicola. La regia di Chang Hyun-soo insegue con brio la commedia ma rischia di porre l'accento sui risvolti comici a discapito dell'ironia, lasciando un vago retrogusto di superficialità. L'idea centrale resta comunque molto forte e il protagonista maschile (Lee Byung-heon, considerato l'uomo più bello della Corea) rimane un mistero per tutta la durata del film: un uomo il cui unico scopo sembra quello di nutrirsi delle esigenze altrui, uno spirito libero non minato da giudizi poco risolutivi, incapace, forse, di leggersi dentro, ma pronto a buttarsi nella vita a capofitto, minimizzando le conseguenze con invidiabile leggerezza. Per chi non ha visto l'originale (in Italia "About Adam" è stato distribuito poco e male) l'occasione è comunque interessante per immergersi in una simpatica commedia degli equivoci. Per chi invece già conosce Adam e le sue peculiarità affettive, la vicenda perde ovviamente mordente, ma ne acquista il confronto con la diversa società in cui gli equivoci prendono vita. Più che altro sulla carta, però, perché nella realtà filmica il contesto sociale resta uno sfondo indistinto e l'unica vera e propria differenza si riscontra nei canoni di bellezza dei protagonisti.
Curiosità: costruito per il pubblico locale, il film ha riscosso maggiori consensi in Giappone, ormai tappa obbligata per far quadrare i conti delle produzioni coreane.
