Amazon Prime, Drammatico

EVA

Titolo OriginaleEva
NazioneFrancia, Belgio
Anno Produzione2018
Durata100'
Trattodal romanzo di James Hadley Chase
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Eva, inquietante e misteriosa, fa irruzione nella vita di Bertrand, un incontro cha sconvolgerà il giovane fino all’ossessione.

RECENSIONI

Eva contro Eva


Due personaggi travestiti: Bertrand è un escort che si spaccia per drammaturgo esordiente, avendo rubato l’ultima pièce di un suo anziano cliente, morto improvvisamente in sua presenza; Eva, una prostituta conosciuta per caso, dietro il meretricio nasconde l’impegno per far uscire il marito di prigione. Ma anche: un falso uomo di lettere e il suo personaggio  - Eva, la prima donna del (suo) creato -, di cui non può e non sa scrivere. Eva appartiene alla realtà? O è soltanto il frutto di una creazione letteraria (
la pessima pièce che il Nostro ambisce a mettere in scena)? Insomma, verità e rappresentazione, quella di un uomo mediocre che trova ispirazione in situazioni che assomigliano stranamente alla sua mediocrità.

Non è un caso che la donna appaia dopo un viaggio in treno in cui Bertrand chiude gli occhi e si assopisce (il primo tragitto verso la chalet, nella neve, come in un sogno). E non sarà l’unica volta: come Ulisse che viaggia anche con la mente (nell’Odissea a ogni pié sospinto l’eroe si addormenta), così il finto scrittore procede nel film da un sonno all’altro, a confondere livelli e disseminare ambiguità. Quello che Bertrand descrive nel dramma è davvero il frutto del rapporto reale con la prostituta? O, al contrario, è la messa in scrittura di una vicenda di cui si mostra prima la visualizzazione mentale? Ed è davvero una coincidenza che Eva, la protagonista della sua opera teatrale, eserciti, come lui in passato, la prostituzione? Eva c’est moi?
E quelle dissolvenze in nero, poi ...

Eva è un gioco di maschere che parla, con la stessa lingua del film di Roman Polanski Quello che non so di lei, del rapporto tra scrittore e opera. E, stando al discorso sul terzo livello, teorizzato dalla ragazza di Bertrand, lo fa in maniera volutamente scoperta. A ben pensarci - con la stessa ambiguità, in bilico tra fantasia e realtà messe in scena come dimensioni confuse o confondibili - Jacquot aveva affrontato il tema del rapporto tra artefice e creatura in À jamais, tratto da Don De Lillo.
Un film che di riflessi vive e che si propone come finto remake dell’omonimo film di Joseph Losey (tanto barocco e survoltato il primo, quanto glaciale e superficiale questo), lavorandoci contro, evocandolo per ribaltarlo e smentirlo (a cominciare dalla distanza generazionale tra i due protagonisti).
Così Venezia, più volte annunciata come meta di una vacanza, alla fine è immagine richiamata e messa da parte, come fosse una semplice eco loseyana, il sigillo al film come remake abortito dell’Eva del 1962.