Fantascienza

EVA (2011)

TRAMA

2041. L’ingegnere Alex, esperto di robotica, torna a Santa Irene dopo dieci anni vissuti in solitudine. Verrà incaricato dalla Facoltà di Robotica di progettare il primo modello di TL-9, un robot bambino. Durante il progetto farà i conti con situazioni del suo passato ancora in sospeso…

RECENSIONI

La fantascienza si gioca sul piano delle emozioni. Il pregio di Eva sta proprio nel sottrarre al genere quell'immaginario futuristico che lo contraddistingue, congelando figurativamente l'ambientazione in una cornice invernale dall'atmosfera contenuta, inespressa, intima, chiara testimonianza di un mondo troppo lacerato nel creare una sua copia ideale.
E' il sentire umano il cuore della tecnologia come modello di riferimento incompleto e cieco nel tentare di donare la perfezione alla sua opera (il robot TL-9), di trasfigurare i propri difetti in un'anima artificiale che ne racchiuda tutti gli aspetti positivi.
Ed Alex, artista-ingegnere al di fuori degli schemi, giovane ribelle sospinto da saldi principi etici e morali, non può non fallire di fronte a un compito così arduo: riparare i limiti del reale (e le proprie ferite del passato) attraverso la sua riproduzione, utilizzando l'Arte come software cauterizzante che permetta di riscoprire quel senso spontaneo di vita ormai perduto nel gelido sfondo dei rimpianti.
Non è un caso infatti che proprio la piccola Eva, fonte di ispirazione per delineare il primo prototipo TL-9, si scoprirà essere una ''intelligenza artificiale'' e quindi una ulteriore conferma (dal sapore molto asimoviano), di come la nuova sensibilità robotica appaia così complessa da superare quella umana.
Umana, troppo umana,  tanto da riuscire a guardare oltre la propria natura e ad accedere alla magia dell'immaginazione (cinematografica), abbattendo il mostro di una ninna nanna che si propone di disattivarla.
Cosa vedi quando chiudi gli occhi?  Parole che sanciscono la sconfitta di uno sguardo incapace di auto indagarsi, incapace di comprendersi e di guardare dentro i propri sogni/desideri.La tecnologia utilizzata da Alex per il suo progetto allude ripetutamente al cinema: video registrati attraverso i quali è possibile programmare il profilo del TL-9, analisi di fotografie e soprattutto la proiezione nello spazio del film/sistema comportamentale che, a mo di interfaccia, può essere modificato dall'azione manuale dell’ingegnere/regista.
Niente di sorprendente, un omaggio chiaro e senza troppe pretese alla settima Arte che racchiude, con la sua presenza, un orizzonte effettistico quasi del tutto assente. Eva si presenta infatti come uno sci-fi molto atipico, spontaneo, di semplicità ed immediatezza a tratti disarmante. Si avvicina ai sentimenti, li sfiora imbevendoli di amore; un amore che diventa manifesto sofferto dell'intero film, principio senza regole, non artificiale, incontrollabile.
Alex, tragico neo-Frankenstein ed emblema della solitudine umana, non saprà gestire le conseguenze della sua apertura verso l'altro, non programmabile con livelli emozionali (il maggiordomo Max) e quindi elemento libero che porta il sistema necessariamente a collassare.