EUPHORIA (2006)

Anno Produzione2006

TRAMA

Pavel non resiste più e decide di mettere Vera di fronte alla verità. Le dice che non può continuare a vivere senza guardarla come l’ha guardata la prima volta che l’ha incontrata. Vera confessa che anche lei quella volta lo ha guardato, senza sapere perché. Qualcosa d’imprevisto è dunque accaduto.

RECENSIONI

Dalla Russia con amore

Debutto più che interessante questo di Vyrypaev (che viene, si badi bene, dal teatro) che concentra poche, fondamentali azioni (esaltandone soprattutto la modalità), utilizza il paesaggio come una tela sulla quale riversare tinte da una tavolozza di colori primari, vi inscrive le figure con notevole gusto pittorico, fa cinema con caratteri basici (persone che non hanno mai amato e non sono mai state amate e che, di fronte all’esplodere del sentimento, non riescono a dominarsi – l’euforia, cui fa riferimento il titolo, scaturisce appunto dal modo violento in cui l’amore irrompe nelle loro vite, divenendo incontenibile -) esaltando il lato immaginativo di ciò che viene rappresentato. Ha già stile Vyrypaev (la narrazione frammentata, i lunghi pianisequenza, l’uso dell’elemento naturale) e,anche se a volte la sua ricercatezza sfiora la leziosità (i lunari ralenti, la studiatissima scena onirica, le musiche furbette), riesce a conferire al suo film scampoli di sincera bellezza (i protagonisti distesi, Adamo ed Eva nell’Eden). Se son rose etc etc…

Un dramma servito freddo

L'euforia del titolo è quella di due giovani amanti in preda a un amour-fou che fa loro dimenticare ogni responsabilità (la donna è sposata e un cane ha appena mozzato un dito alla figlioletta). Ma al di là dell'esile soggetto e della scarna sceneggiatura, la vera protagonista è la steppa siberiana: dorata durante il giorno, in cui qualche casa e una strada diritta spezzano un grande nulla privo di altri appigli, e venata di striature argentee nelle notti, in cui le stelle si riflettono sul fiume Don corteggiando la luna e la sua magia. Oltre alla forza e alla bellezza di un paesaggio davvero potente, però, il film di Ivan Vyrypaev, apprezzato drammaturgo siberiano al suo debutto nel cinema, non riesce ad andare. Nel senso che la fascinazione dei luoghi non è supportata da adeguata sostanza narrativa. Ogni inquadratura pare studiata minuziosamente per stupire e cartoline magnifiche, con numerose panoramiche aeree, si succedono senza sosta. Ma il lirismo, evocato dalle scelte musicali e dalle svolte della sceneggiatura, resta nelle intenzioni, perché il dramma pare troppo calcolato per scaldare veramente. Il talento per l'immagine è innegabile, la ricerca del “Bello” è certo apprezzabile, ma lo spettatore viene buttato in una storia dalle coordinate risapute e al cospetto di personaggi che esauriscono in fretta il loro potenziale tragico. La dominante estetica, priva del traino di caratteri in cui credere e di passioni davvero tali, crea così un distacco che pone più di un dubbio sulla sincerità del progetto.