Drammatico, Proibiti

ESSENTIAL KILLING

Titolo OriginaleEssential Killing
NazionePolonia/ Norvegia/ Irlanda/ Ungheria
Anno Produzione2010
Genere
  • 67448
Durata83'
Fotografia
  • 56643

TRAMA

[Film non uscito nelle sale italiane]Un afgano viene arrestato dall’esercito americano e trasferito in un carcere di massima sicurezza. Durante il viaggio, l’uomo riesce a fuggire…

RECENSIONI


Dopo il sorprendente Quattro notti con Anna, col quale ritornava su alcuni temi a lui cari (casualità, onirismo, necessità), in Essential Killing Jerzy Skolimowsky cerca di essenzializzare il conflitto interculturale depotenziando, e marginalizzando narrativamente e nematicamente, le componenti sociali e storiche che ne sarebbero alla base. Il regista di Le départ dispiega, alla maniera di un frettoloso analista volgarizzatore, tutti i cliché della guerra al terrore nei primi cinque minuti, facendo pronunciare ai soldati americani frasi massimamente banali e già udite mille volte nel cinema di genere, questo al fine di chiudere subito il discorso sul contesto socioculturale, questione che evidentemente non interessa al regista. La morte dei soldati statunitensi, uccisi da un uomo senza nome e dall’identità in frantumi (resa da qualche flashback ritornante tutt’altro che esplicativo), segna l’inizio del progressivo slittamento semantico e formale da una dimensione storica (la guerra tra Occidente e Medio Oriente, l’imperialismo americano da un lato, gli attentati dei talebani dall’altro) a una dimensione ontologica, di un essere irriducibilmente ancorato al presente e alle necessità contingenti, senza più passato e senza più linguaggio. Fuggito simbolicamente dalla Storia, evaso dalla prigionia della parola (interrogatori e confessioni estorte sotto tortura), ma braccato dai suoi rappresentanti, l’uomo ripara in una foresta che è il luogo del primordiale.


Un ritorno al primitivo, alla natura, un passaggio dalla sopravvenienza (la guerra contro) alla sopravvivenza (per la vita) che cristallizza l’universale oltre i discorsi, le barriere, le identificazioni. Skolimosky arriva così alle autentiche radici del problema, non più storico ma atavico (selezione naturale?), ma anche alle fondamenta del genere (caccia all’uomo), all’essenza del Killing. Un racconto prosciugato, un plot ridotto all’osso, una messa in scena talmente iperrealista da sfiorare l’astrazione (il sangue rosso sulla criniera bianca del cavallo) e da infrangere certi tabu (il “ritorno” al seno materno). Il tutto illuminato dall’enorme prova psicofisica di Vincent Gallo, presente dal primo all’ultimo minuto. Essential Killing verrà ricordato come l’unico dei film premiati a Venezia 67 ad aver pienamente meritato i riconoscimenti ottenuti.