Biografico, Criminale, Recensione

ESCOBAR (2017)

Titolo OriginaleLoving Pablo
NazioneSpagna/Bulgaria
Anno Produzione2017
Durata123'
Trattodal memoriale Amando Pablo, odiando Escobar di Virginia Vallejo
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Virginia Vallejo, celebre anchorwoman colombiana ha chiesto asilo politico agli Stati Uniti. Amante appassionata di Pablo Escobar, criminale e trafficante di cocaina senza scrupoli e rimorsi, ha deciso di raccontare alla DEA gli anni della loro relazione e dell’ascesa vertiginosa del ‘patrón’ di Bogotà. Ambiziosa e decisa a saperne di più di quello che diventerà in pochi anni il più ricco e potente trafficante di sempre, Virginia si innamora di Pablo e lo sostiene nella carriera politica sorvolando su quella criminale. Ma i desideri di Pablo sono più voraci dei suoi e finiscono per trascinarla in un abisso da cui le tenderà la mano l’agente Neymar della DEA.

RECENSIONI

Amando a Pablo
C'è una scena quasi alla fine di Loving Pablo in cui Pablo Escobar, braccato dall'esercito, scappa dalla sua villa, lasciando tutti i suoi beni terreni alle spalle, pensando solo a salvare la sua libertà. Fugge risalendo un fiume, correndo a chiappe strette, completamente nudo, strabordante, affannato, impaurito. È una scena che mette a nudo l'uomo, spogliandolo delle vesti criminali, privato del terrore che è sempre riuscito a incutere. Un passaggio che riporta alla mente il Burt Lancaster di The Swimmer di Frank Perry (titolo non a caso tradotto in italiano in Un uomo a nudo), che per un attimo riesce a bucare la coltre di terrore di cui Escobar nella sua carriera criminale si è ammantato.
È una scena che sconfina volontariamente nel ridicolo, che mette lo spettatore nella posizione di guardare il mostro dall'alto in basso, di ridere di lui, di ridimensionarlo e ricordare che, in fondo, è solo un uomo fatto di carne, grasso, e ossa. Soprattutto grasso.
Peccato però che sia l'unico momento sincero di tutto il film.

... Odiando a Escobar
Loving Pablo è la trasposizione cinematografica di Amando a Pablo, odiando a Escobar, il memoriale della giornalista colombiana Virginia Vallejo in cui descrisse la sua relazione con il noto narcotrafficante. Per l'occasione a interpretare Virginia Vallejo è Penelope Cruz, mentre a Javier Bardem viene affidato il ruolo di Pablo Escobar. Partendo dall'espediente narrativo dell'intervista Virginia racconta il suo incontro e la sua vita con il trafficante colombiano, di cui ha vissuto ascesa e declino. Un punto di vista dunque dichiaratamente soggettivo e che il regista Fernando León de Aranoa sceglie di approcciare nell'abusatissima formula da emulo di Scorsese o dello Scarface di Brian De Palma. Tutto viene edulcorato e reso in qualche modo piacevole, la violenza viene sempre mitizzata e mai criminalizzata. Una rappresentazione ad approfondimento psicologico nullo che ha costantemente il senso dell'insincerità e della messa in scena più interessata a un'esaltazione del criminale, che possa in qualche modo incontrare il gusto del pubblico, che a farne una descrizione accurata e sfaccettata volta a sbugiardarne i lati nascosti.
La pecca più grande del film è proprio il non riuscire mai a restituire il dualismo del sentimento proposto dal titolo (del libro) qui pronunciato dalla Cruz/Vellejo nel tirare didascalicamente le somme su chi sia per lei Pablo Escobar. Si unisce il punto A del titolo al punto B del titolo pronunciato ma senza che la retta passante per i due punti sia un effettivo sviluppo del concetto espresso in partenza.
Amando a Pablo sì, odiando a Escobar non pervenuto.