Episodi, Erotico, MUBI, Recensione

EROS

TRAMA

La mano di Wong Kar wai
Shanghai, 1963. Chang, un apprendista sarto, è sedotto dalle misure del corpo di Hua, un’affascinante prostituta d’alto bordo.
Equilibrio di Steven Soderbergh
New York, 1955. Un pubblicitario è ossessionato da un sogno ricorrente: una donna nuda che conosce ma che non riesce a ricordare al risveglio. Ironia della sorte, il suo psicanalista durante la prima seduta di analisi dell’uomo è continuamente distratto da una donna attraente che spia dalle finestre dello studio.
Il filo pericoloso delle cose di Michelangelo Antonioni
Toscana, oggi. Una coppia in crisi decide di fare una breve gita al mare per ritrovare un po’ di emozione nel loro rapporto. La passione del marito, invece, viene risvegliata dall’incontro con una donna misteriosa.

NdR: Nell’edizione italiana l’ordine degli episodi è invertito

RECENSIONI

La mano  L’episodio migliore, un capolavoro nella filmografia di Wong Kar Wai: sensuale, elegante, musicale, immerso nella pioggia, con il desiderio represso che esplode nella frustrazione. Mai un punto di inquadratura ortodosso e, per una volta, il regista desatura i colori per sottolineare la struggente mancanza d’amore.

Equilibrium L’erotismo di Soderbergh è sempre e solo cerebrale: si masturba con un sogno voyeuristico virato in blu, ripreso con una macchina da presa dondolante, senza “equilibrium”, per poi immergersi in cinefili giochi d’ombre in bianco e nero (la luce filtrata dalle tapparelle), in una divertente seduta psichiatrica dove è arduo diagnosticare se sia più schizzato il paziente o il suo analista. Nelle intenzioni dell’autore il sogno nel sogno dovrebbe diventare terapeutico per il protagonista (e comprensibile per lo spettatore) nel momento in cui si riesce a interpretare allegoricamente i gesti simbolici in atto. Il protagonista comprende e “guarisce”, lo spettatore si perde nel reiterato montaggio finale dell’aeroplanino di carta che, a ogni passaggio, guadagna porzioni di cielo. S’intuisce che il binocolo, ingrandendo, è uno strumento più efficace per guardare dentro la mente del paziente (con il medico suo “voyeur”), che lo specchiarsi nella borsetta è atto del “riflettersi”, che c’entra la frustrazione per la sveglia la mattina, ma il tutto è più faticosamente complicato ed ellittico che intrigantemente complesso, seppur curioso e seducente (per il cervello).

Il filo pericoloso delle cose  In Al di là delle Nuvole c’era già molto Eros: la fonte è infatti la medesima, “Quel bowling sul Tevere”, mentre la canzone di Caetano Veloso, scritta appositamente per Antonioni, scorre sui magnifici dipinti animati di amanti (opera di Lorenzo Mattozzi) che intervallano i tre episodi. Il problema dell’ultimo Antonioni è sempre lo stesso: dialoghi imbarazzanti che cozzano con il minimalismo quasi amatoriale della messinscena. Location splendide, il resto è terrificante.