Commedia, Recensione

EROE PER CASO

Titolo OriginaleThe hero
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1992
Genere
Durata115'
Sceneggiatura

TRAMA

Un uomo divorziato, senza soldi e con problemi legali, si ritrova in mezzo ai superstiti di un incidente aereo e salva, reticente, qualche vita. Un telegiornale gli dà la caccia per trasformarlo in un eroe.

RECENSIONI

La sagace, caustica sceneggiatura di David W. Peoples mette alla berlina le mistificazioni operate dai media ed un mondo tanto soffocato dal cinismo quanto affamato di falsi miti, di nuovi cristi, di modelli, di grandi gesta e sani valori. Il soggetto umano su cui si puntano gli obiettivi diventa un simbolo, viene trasfigurato, annullando l’occhio critico sulla verosimiglianza dei postulati che lo riguardano e, soprattutto, sulla sua vera identità. L’unico che comprende il meccanismo perverso ed è, per questo, eroe, è il povero personaggio di Dustin Hoffman, colmo di difetti, conscio dei propri limiti e, perciò, “vero”. Diventa l’eroe privato dello spettatore, per quanto anche quest’ultimo sia l’utente finale di una realtà mediata dal cinema (un gioco di rimandi che, a spirale, diventa infinito): quello “pubblico” (fittizio per salvataggi ambigui) è retaggio degli altri “noi”, nella finzione. Frears attacca con ferocia la televisione e i suoi burattinai armati di retorica e, dall’altra parte, l’americano medio con la sua esperienza vitale vissuta, al 90%, attraverso immagini via etere: il suo più grande talento è sempre stato quello di riuscire a donare tridimensionalità a racconti e forme in apparenza semplici e leggeri (qui siamo dalle parti di Frank Capra, in particolar modo Arriva John Doe), che pervade anche di sapori acri, per uno sguardo disilluso sull’ipocrisia, dovuta anche a percezioni parziali ed effimere, della società umana. Ingiustamente snobbato da critica e pubblico, è, in realtà, migliore del più osannato Da Morire di Van Sant, perché la vena sardonica della penna di Peoples è capace di sfaccettature paradossali, di feedback geniali.