Recensione, Streaming, Thriller

ELLE (2016)

Titolo OriginaleElle
NazioneFrancia
Anno Produzione2016
Genere
Durata130’
Sceneggiatura
Trattodal romanzo Oh... di Philippe Djian
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Michèle, produttrice di videogiochi, va a letto con il marito della migliore amica, ha un padre in carcere ed un figlio fidanzato con una ragazza incinta di un altro. Viene violentata, in casa, da un uomo mascherato. Non vuole sporgere denuncia.

RECENSIONI

Isab-Elle

Scegliere “elle”, Isab-elle Huppert, cambia tutto: nessuna attrice (essere umano: è) saprebbe affrontare meglio i reiterati ruoli da Bella di Giorno che le offrono. La produzione, allora, ha tradotto la sceneggiatura di David Birke ed è diventata francese, di mezzo il benemerito Said Ben Said (Passion di de Palma, Maps to the Stars di Cronenberg). Nell’affrontare un romanzo di Philippe Djian, fonte per il cult neobarocco Betty Blue di cui ritroviamo l’erotismo estremo, i rischiosi cambi di stile e la generosità di situazioni inconsuete, Paul Verhoeven torna nei terreni malsani e incomodi stile Il Quarto Uomo, non disturbante ma calcando quella sottile autoparodia, celata dietro più evidente ironia, di cui è maestro, anche a costo di compromettere nel ridicolo involontario la propria opera quando, come qui, dà troppo gas alla gag, non gestisce al meglio i registri (nella miscela bunueliana di passione/tragedia/grottesco) e la coerenza negli atti dei personaggi (quando sposa il dramma realistico). Ma ciò che mostra e descrive lascia il segno nel tono beffardo sposato, nella tragedia da ridere (modello dichiarato: La Regola del Gioco, ovvero la feroce assurdità della commedia umana), dove il possibile livella ciò che è sopra le righe, dove la credibilità (amour fou fra figlia di serial killer e violentatore) permette il gioco sulle dissonanze (dalla prima scena: l’impassibile gatto osserva lo stupro “cullato” da eleganti note sinfoniche), dove è spiazzante non abitare la commedia pura con comprimari stravaganti per trama sardonica delle loro esistenze. Verhoeven è più interessato al mistero di Michèle, esemplare del suo femminino autodeterminato e con connotati maschili, a scoprire cosa la (s)muova nell’apparente indifferenza (appunto) felina, fra dettagli, contraddizioni e concomitanze (la voluta violenza di un videogioco dove il demone attacca la donna che assumerà il suo volto), retroscena (l’immaginario che ha definito la sua complicità in un crimine), consapevolezza e segnali di perversione (fino al Crash cronenberghiano), negazione (lo stupro, la gelosia, il passato, la madre) e ribaltamento, sconfiggendo la paura (simbolo: il padre), del ruolo schiava/padrone.