ELECTION 2

Anno Produzione2006

TRAMA

Guerra di successione per il ruolo di capo nella più antica delle Triadi di Hong Kong, Wo Sing: da un lato Lok, il quale vuole essere riconfermato alla guida dell’organizzazione, dall’altro Jimmy che, nonostante voglia abbandonare il mondo del crimine, è costretto dalle autorità cinesi a candidarsi al ruolo per mantenere buoni rapporti tra la Triade e il Governo.

RECENSIONI

Si rabbrividisca davanti alla prolificità seriale con cui Johnnie To dirige opere che sfaldano il genere dall’interno, contaminandolo e facendolo deflagrare in improvvisi eccessi, davanti ad una competenza così radicata da sfociare a tratti in velata parodia (giocata sulle variazioni, su sottili cambiamenti di tono, dilatazioni e accelerazioni). Si rabbrividisca davanti alla straordinaria economia con cui padroneggia uno stile mai logoro, rendendo fondamentali derive virtuose e liriche e allo stesso tempo prosciugando la narrazione sino ad una disturbante stilizzazione. Si rabbrividisca davanti all’assoluta disillusione con cui riprende i personaggi del primo Election, davanti alla totale assenza di manicheismo, a quell’ultimo possibile romanticismo fagocitato da un gioco di potere che non lascia scampo, in un impietoso determinismo senza alcuna via di fuga (per un goffo errore del destino- cfr. la scena dell’arresto- Jimmy si ritrova a cadere, consenziente, in una tela più grande di lui e costretto infine al ruolo da cui doveva fuggire, ruolo che erediterà poi il figlio appena concepito, promessa –già- non mantenuta di un futuro diverso). Si rabbrividisca davanti all’ immediatezza politica di questo film, che non cede alla metafora, che non abbandona il sangue per il simbolismo, si rabbrividisca davanti ad un finale di feroce desolazione, dove sul terreno della possibile redenzione trova dolorosamente posto l’inderogabile e istituzionalizzata maledizione di un materialismo che soffoca il sogno. Si passi ora a qualcos’altro, ammesso si disponga di altri brividi.