ELDORADO

Anno Produzione2008

TRAMA

Rappresentazione e preparazione del balletto Eldorado.

RECENSIONI


Assayas Création

Insieme all’incantevole L’Heure d’été, il Festival ha offerto Eldorado Choréographie e Création, il dittico realizzato da Assayas su commissione della casa di produzione francese MK2 e del canale franco/tedesco Arte. Dal balletto-capolavoro di Angelin Preljocaj su partitura inedita di Karlheinz Stockhausen, rappresentato per la prima volta nel 2007, l’autore evita l’esercizio di danza filmata, ma piuttosto esibisce una prova su come filmare la danza. Choréographie (41’) è la ripresa della pièce in digitale, che la cinepresa esegue per movimenti accennati e inquadrature a rientrare con due obiettivi: la fuga prospettica dai ballerini, allontanarsi da essi per scolpirli nelle superfici; la cancellazione delle figure, disporle fuori campo per favorire la rilevanza del dettaglio. Assayas “ruba” Eldorado: lasciandone intuire la totalità, e mostrandola raramente, lavora sull’uscita e sul rientro dei volumi nella visuale, parcellizzando la percezione respinge l’insieme e ottiene l’incompletezza. In una parola: incorporeo. La pièce è un impasto di moti e colori che si appresta al baccanale, ma viene congelata dalla dominanza del bianco e risalta l’aspetto rituale: una pratica magico-religiosa registrata, elaborata e riportata con occhio pudico e sacrale. Création (90’) va dietro le quinte a chiudere il cerchio teorico: è un documentario più tradizionale nella forma, non meno concettuale in sostanza. Nel pedinamento delle prove, dalla parte degli interpreti come del coreografo, nella registrazione delle divagazioni (il lungo incontro con Stockhausen), e soprattutto nelle piccolezze quotidiane (i pranzi, le chiacchiere), il registra cattura meticolosamente ogni cenno preparativo. Making of di cosa? Il balletto, certo, ma anche il/i suo/i film, e viceversa. Scavo puntuale, amorevole, fino alla vetta della prova generale – un terremoto in camera a mano –, fino alla fine che è, inevitabilmente, l’entrata in scena. Lontano da The Company: Assayas fa danza nuda, senza sovrastrutture, non c’è spazio per la coralità dei caratteri dove rileva il solo concerto dei corpi.