TRAMA
Il vecchio Anselmo va sempre in giro con un gruppo d’invalidi in carrozzella a motore. Pur essendo del tutto sano, si sente escluso e si impunta con la famiglia affinché ne compri una anche a lui.
RECENSIONI
La Gioventù Bruciata della terza età. La Carrozzella (traduzione di cochecito) D’oro. I Motorizzati dell’anno 2000. Titoli alternativi per la sorprendente prova bunueliana di Marco Ferreri in Spagna, che riduce-traduce un romanzo feroce e grottesco di Rafael Azcona. C’è tutto il suo cinema, l’impronta di una poetica personale sorprendente, attraverso un racconto eccentrico dove il paradosso e l’abnorme fanno capolino nell’impostazione realistica se non neo-realistica (vengono in mente sia Ladri di Biciclette sia Umberto D: il primo per l’ossessione verso un mezzo di locomozione, il secondo per il quadro desolato sulla vecchiaia). La satira colpisce molti attori sociali: i ricchi nobili e i servitori che se ne approfittano (per altro con molto spazio dato al cibo, tema caro a Ferreri), i commercianti infingardi (il venditore di carrozzelle, la mercante), gli avvocati. Chiunque sia in rassegna è passato per le armi. Ma l’opera è anche e soprattutto uno sguardo amaro sulla disperazione della terza età, quella che ritrova il modo di stare al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza: si esce con gli amici, si fanno i capricci, si litiga con mamma e papà e si è tenuti in poca considerazione. Non contiene un apologo sui “diversi” o la relatività di una condizione sociale: semplicemente e paradossalmente il personaggio del bravissimo José Isbert, per non sentirsi escluso, vorrebbe essere invalido. Non manca neanche il dardo avvelenato verso il progresso: il venditore di cocheciti asserisce che nel futuro nessuno userà più le gambe. In Italia reperibile solo dal 1978.