Commedia

ECCO FATTO

TRAMA

Al liceale Matteo non par vero di stare con la bellissima Margherita. Tanto che il tarlo della gelosia s’impossessa di lui.

RECENSIONI

Gabriele Muccino allunga il suo cortometraggio Io e Giulia, esordendo con un curriculum come assistente di Pupi Avati, pubblicitario, documentarista e regista televisivo (la soap "Un posto al sole"). Rinfresca il minimalismo italiano di maniera con un montaggio vivace, una macchina da presa in movimento e sprazzi visionari (dando forma alla masochistica immaginazione di Matteo), ma rimane invischiato nei toni predicatori. Il fulcro tematico è la gelosia, uno stato d'animo deleterio per l'amore, una negazione ossessiva e stupida della fiducia e della libertà che bisognerebbe concedere al proprio partner. In realtà, come farà nelle opere successive, Muccino mette in scena il tragicomico balletto delle coppie, gli universi (culturalmente, socialmente, geneticamente?) distanti del maschio e della femmina, l'eterno rincorrersi fra luoghi comuni e atti stereotipati: sebbene sia privilegiato il mondo dei ventenni, non mancano i paralleli con le generazioni precedenti (il padre di Matteo, il vecchietto alla lavanderia). La riflessione del giovane regista rimane però in superficie, privilegia la commedia liceale e si ferma all'evidenza di fatti proverbiali ma non sviscerati: ci sono, nominalmente, l'incontenibile passione dei verdi anni, il perduto senso del rispetto reciproco, la mancanza di fiducia in se stessi, la patologica possessività del debole, l'immaturità del maschio contro l'emancipazione femminile. La scelta meno felice è stata quella di intercalare al racconto una sorta di coro greco (in lavanderia) catechistico, artificioso, teatrale, terribile. Il finale amabilmente scettico, che rimette tutto in discussione, è una specialità di Muccino.