
TRAMA
I centauri Wyatt e Billy sono diretti al Carnevale di New Orleans, con la droga nascosto nei serbatoi. Conoscono, lungo il cammino, l’avvocato George.
RECENSIONI
Pellicola-icona della controcultura giovanile americana del '68 (quando è stato girato) e del cinema new-Hollywood, intrisa di libertà on-the-road, nichilismo idealista, mitopoiesi della fascia giovanile, valori hippie e impasse di un paese al capolinea o prossimo a una svolta (frase di lancio: “Un uomo è andato alla ricerca dell’America ma non è riuscito a trovarla da nessuna parte”). Dennis Hopper e Peter Fonda (più Jack Nicholson), erano figliocci della factory di Roger Corman (che avrebbe dovuto produrlo: i padri di Easy Rider sono il biker-movie I Selvaggi, sempre con Peter Fonda, e i suoi derivati, stile Perversi a Occhi Chiusi del grande Bruce D. Clark), diedero una lezione di low-budget indipendente (costo: 375.000 dollari, primo film autarchico distribuito da una major) e rinnovamento del linguaggio alla fossilizzata Hollywood (producono gli indipendenti Bob Rafelson, anche montatore, e Bert Schneider, arrivati al successo grazie alla serie The Monkees). Mulinano cinema western (le moto al posto dei cavalli, Hopper come Wyatt Earp, Fonda come Billy the Kid), sesso-droga-rock’n’roll, anarchia adolescenziale contro il Sistema, pessimismo esistenziale sull’efficacia di qualsivoglia rivoluzione, emancipazione evocativa negli spazi aperti (immortalati da László Kovács fra Arizona, Utah, Nuovo Messico e Louisiana), trip lisergici (la scena al cimitero in 16mm: altro padre putativo è Il Serpente di Fuoco di Corman, dove Hopper era regista della seconda unità) e pizzichi di Il Sorpasso di Dino Risi (lo confessò Dennis Hopper a Ettore Scola). In un’opera affidata molto anche sull’improvvisazione, sono memorabili il delirio di Jack Nicholson (sotto reale effetto di droghe) su venusiani, libertà e paura e la colonna sonora generazionale che ha fatto della musica rock una voce portante del cinema. Peter Fonda: “Easy rider è un’espressione del Sud che sta a indicare l’uomo di una puttana, non il magnaccia ma la persona che vive con lei. Perché così ha una “corsa” facile. Ed è proprio ciò che è accaduto all’America: la libertà è diventata una puttana e noi tutti abbiamo una corsa facile”. Premiato come migliore opera prima al Festival di Cannes, con il suo successo ha spalancato le porte a tanti autori indipendenti abbracciati da Hollywood.
