TRAMA
23 settembre 1985. Giancarlo Siani, giovane cronista de Il Mattino, viene assassinato in un agguato dai camorristi su cui sta indagando.
RECENSIONI
I novantanove passi
Maurizio Fiume concretizza il suo storico interesse per il caso Siani, realizzando l’antico proposito di trasformare in pellicola il copione In nome di Giancarlo, datato 1987; il risultato è un film di genere girato con qualche centesimo, sovrastato dalla classica handycam del cinema indipendente. Una storia fatta di attori, tra cui soprattutto il protagonista Yari Gigliucci (impressionante la somiglianza con l’originale), che molto (troppo) da vicino ricorda il successo di Marco Tullio Giordana. Con I cento passi non condivide però la secca incisività narrativa né la cupa disperazione di fondo (il giornalista è piuttosto afflitto da ingenuità), restituendo una Napoli ripetutamente stereotipata (l’omertà, la camorra…). Fa capolino la maniera, che intralcia lo sviluppo narrativo soprattutto nell’inguardabile finale: la prevedibile “sfilata” del cadavere, sulle note di una musica (presunta) commovente. Eliminato l’intento ricattatorio, appurato che il lodevole sfondo sociale e la memoria di un uomo virtuoso non costruiscono una bobina, E io ti seguo vive di alcuni guizzi che lo salvano dal naufragio: tra questi la spiegazione del titolo, efficacemente simbolico per rappresentare l’abnegazione di Siani contro il grande vuoto che si ritrova intorno. E ancora: la classica cena camorrista, dove i convitati aspettano la notizia dell’esecuzione per cominciare il pasto. E’ il prologo all’acuto dell’opera: il fatto dell’omicidio, fulminante, viene svelato attraverso un espediente giornalistico. Vengo dalla carta, torno alla carta: un autentico nodo alle budella.
