TRAMA
1990, Barrytown, Irlanda: durante l’Estate dei Mondiali di Calcio, due disoccupati irlandesi investono in un furgone per vendere Fish & Chips e hamburgers.
RECENSIONI
Prodotto dalla BBC, è il terzo e ultimo capitolo (1992) della "Trilogia di Barrytown" (città fittizia, il cui nome è preso a prestito da una canzone degli Steely Dan) dello scrittore Roddy Doyle, meno spumeggiante di The Commitments, più lineare e immediato del precedente The Snapper (sempre di Frears, sempre con l'ottimo Colm Meaney). La sceneggiatura preferisce accantonare i guizzi allegorici (a parte il parallelo Furgone/Irlanda in semifinale) e la diversificazione dei livelli di lettura, ma sono contagiosi l'affetto e la simpatia con cui è descritto il virile animo proletario irlandese, fra amici al pub, passione calcistica (la maglietta "fuck Schillaci", quando l'Italia elimina l'Irlanda), bevute colossali e compagne che si riconoscono più nel ruolo di mamma che di moglie, avendo sempre a che fare con dei bambini troppo cresciuti, per cui contano solo i "giochi" e le amicizie. Invece che dal contesto che segnala la depressione, Frears si lascia ispirare dall’autoironia e dall’intraprendenza dei suoi protagonisti, lanciando la massima che è preferibile un paese di disoccupati dove è forte il senso d'affiatamento ("Io amo l'Irlanda", sempre durante i mondiali, è un motto sintomatico, sentito, non fazioso) agli agi materiali delle nazioni con un'organizzazione competitiva del lavoro che istiga al litigio (vedi la gag "datore di lavoro"/sindacato). Operando questa scelta, a volte il regista dà l’impressione di appianare troppo il dramma e, viceversa, di frenare la commedia nel realismo sociale. Incomprensibile (almeno nella versione italiana) la gag del cane ucciso che dovrebbe mettere di buon umore. Le musiche sono di Eric Clapton.