Fantascienza, Recensione

DREDD (1995)

Titolo OriginaleJudge Dredd
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Durata100’

TRAMA

Terzo millennio: le violente megalopoli sono vigilate da dei giudici/giustizieri. Uno di loro, Dredd, è ingiustamente accusato d’omicidio.

RECENSIONI

Sylvester Stallone proietta anche nel futuro il suo rambismo fascistoide, cambiano le carte in tavola ma non la sostanza: la macchina-per-uccidere è tradita dal Sistema cui servilmente obbedisce, e c'è pure il Pigmalione Max von Sydow al posto di Richard Crenna. Oltretutto Demolition Man era simile, con tanto d'ingegneria genetica ed antagonista/nemesi speculare. Mai s'era vista una tale enfasi elegiaca per la Dea Bendata nelle vesti di "Legge": la debole condanna di queste forme di potere accentrato nasconde, in realtà, una più potente esaltazione dei loro metodi. La fonte sono dei fumetti inglesi (le cui copertine sono citate nei titoli di testa): la scelta sul regista è caduta, allora, su di un giovane di Londra (che offre i set) di belle speranze, raccomandato da Alan Parker (vista la sua pregevole, precedente regia Young Americans, già destrorsa), oltretutto vincitore di un contest, nel 1987, sulla migliore locandina per un immaginario film su Judge Dredd, e c'è poco da rammaricarsene, perché la costruzione è eccellente e, unitamente ad ammirevoli effetti visivi (in gran parte digitali), permette la visione d'un emozionante ed affascinante fantasy, con una peculiare iconografia da Impero Romano in decadenza (l’armatura da centurione di Dredd è disegnata da Versace), topoi come il futuro distopico e la metropoli nel caos, corse in moto-razzo (e tute) da (rubate a) Guerre Stellari. I principi di fondo sono sì opinabili, ma la loro forma è talmente grezza da essere innocua, l'occhio (più smaliziato) può godere indisturbato. Va preso solo come un giocattolone (l'epica lotta fra Male e Bene sulla Statua della Libertà...omissis), anche se il contributo di Steven E. De Souza alla sceneggiatura apporta tocchi ironici francamente in surplus (una "spalla" per il già comico involontario Stallone?). Title track dei Cure, mentre Ian Dury interpreta ‘Geiger’.