Recensione, Thriller

DONKEY PUNCH

NazioneU.K.
Anno Produzione2008
Genere
Durata99'

TRAMA

Dopo essersi incontrati nel nightclub di un resort sul Mediterraneo, sette giovani decidono di proseguire il divertimento su di un lussuoso yacht. Ma quando uno di loro muore in un bizzarro incidente, gli altri cominciano a litigare sul da farsi, trascinati in una lotta alla sopravvivenza spietata e crudele.

RECENSIONI

Alla deriva

Tre ragazze garrule e sciocchine in vacanza a Mallorca. Quattro ragazzi allupati e superficiali in libera uscita. Ad accomunarli una notevole antipatia e la voglia di sballo, a dividerli il destino. Complice un incontro casuale in un night che li fa optare per una nottata di follia a bordo di un lussuoso yacht nel mezzo dell'oceano. Ovviamente andrà tutto per il peggio. Per l'opera di debutto l'inglese Olly Blackburn mette in scena conflitti molto forti, a stretto confine con l'horror, attraverso uno stile patinato. La scelta può destabilizzare, perché rimanda a spot e videoclip, ma si rivela invece assai efficace per sottolineare il contrasto tra un prima di assoluta spensieratezza, con l'adesione dei personaggi a modelli di pessima televisione, e un dopo di tragedia. In mezzo il "pugno dell'asino" del titolo originale, variante sessuale a metà strada tra la leggenda metropolitana, la perversione di maniera e l'idiozia (si tratta di colpire la partner con un colpo secco, e mortale, sulla nuca mentre la si possiede da tergo, in modo che si produca una contrazione vaginale in grado di  garantire un godimento, pare, inimmaginabile). È strano, ma credibile, vedere come a poche ore di distanza si possa passare da copule appassionate alla furia omicida. Lo sguardo di Blackburn è cinico ma non banale e la progressione degli eventi mantiene alta la tensione e la curiosità verso le scelte non proprio lungimiranti, ma in linea con le caratterizzazioni, dei personaggi. La regia sfrutta con abilità gli angusti spazi dell'azione, quasi interamente costituita da spostamenti sullo yacht, e riesce a dare plausibilità al sentire dei personaggi, vittime di una contingenza decisamente avversa. Il merito è anche di una sceneggiatura, a cui ha collaborato lo stesso Blackburn, attenta alla progressione e al mutare degli stati d'animo, eccessiva solo nel rilanciare il bagno di sangue quando un possibile accordo tra gli opposti potrebbe essere vicino. Un po' moralista il quadro d'insieme: dal cameratismo tra i sessi (alla fine è scontro tra uomini e donne) al fatto che chi fa sesso, come da tradizione del genere (Scream docet), è destinato a morire.