Azione, Recensione

DIE HARD – DURI A MORIRE

Titolo OriginaleDie hard with a vengeance
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Genere
Durata130’

TRAMA

Un pazzo di nome Simon fa una strage con l’esplosivo: il suo obiettivo, in realtà, è il detective John McClane che, sospeso, viene richiamato per catturarlo, aiutato da un commerciante afroamericano.

RECENSIONI

Il primo (Trappola di Cristallo, sempre di McTiernan e ancora il migliore) aveva come scenario un grattacielo, il secondo (58 Minuti per Morire) un aeroporto: questa volta il poco ortodosso ed eroico poliziotto di Willis gioca al gatto col topo per le strade di una New York a grandezza naturale e realistica. L’elemento più originale ed esaltante di questo capitolo è stata proprio la scelta di McTiernan di affidarsi meno agli effetti speciali e più all’organizzazione logistica “dal vero”: spericolate corse in macchina ed esplosioni pirotecniche accadono “sul serio” negli esterni della Grande Mela, con un impatto spettacolare. Da migliore regista d’azione statunitense in circolazione nel periodo, McTiernan inietta i suoi prodotti di genere di tracce autoironiche e/o critiche degne di John Frankenheimer, Don Siegel o Clint Eastwood (impianti tradizionali firmati da grandi personalità): vedere qui la ferocia con cui dipinge il popolo di Wall Street, l’ironia della scena di sesso “violento” fra i due simil-nazisti, la figura simbolica dei lingotti d’oro come cuore pulsante della supremazia americana. La sceneggiatura (“Simon says”) di Jonathan Hensleigh, in realtà, non era stata pensata per questa saga e si vede: non ha la stessa formula da schiacciasassi troppista con ritmo mozzafiato ed è tradotta conformemente in sequenze mirabolanti ma non troppo “impossibili”, mettendo sullo stesso piano dell’azione l’espediente da buddy-buddy movie con l’inedito “compagno di giochi” di Samuel L. Jackson. Finisce, però, con il somigliare troppo ad un Arma Letale, con stessa coppia bianco/nero e stessa dicotomia caratteriale ribelle/inquadrato: il punto di forza del racconto è, in realtà, la descrizione dello psicopatico megalomane antagonista (l’efficace Jeremy Irons), soprattutto nella prima parte, dove quest’essere spietato con piano diabolico ordisce assurde e beffarde partite con la morte (splendida la “prima fatica di Ercole”: McClane deve girare seminudo per Harlem con un cartello con la scritta “Odio i negri”. Essendo stata girata veramente nel quartiere dei neri, la sequenza è stata ritoccata al computer per cambiare la dicitura).