Biografico, Drammatico, Recensione

DIANA

Titolo OriginaleDiana
NazioneGran Bretagna/ Francia/ Svezia/ Belgio
Anno Produzione2013
Durata113'
Sceneggiatura
Tratto dadal libro di Kate Snell
Montaggio
Scenografia
Costumi

TRAMA

Il sogno di una vita domestica contro la dura realtà di un pilastro.

RECENSIONI

Nel 2007, a circa tre quarti dello speech per il Golden Globe come miglior attrice (comica) nel Diavolo veste Prada, Meryl ringraziò soprattutto il dipartimento costumi «perché sono stati gli effetti speciali del nostro film». (Cioè, dovevamo ricostruire un giornale di moda e c'hanno dato stendini di prim'ordine, e voglio vedere altrimenti.) Nel ricostruire la fisiognomica di Diana invece ('a principessa dei poveri'), una che vedendole la nuca da 100 chilometri di distanza avresti urlato senza esitazioni «Diana!», una delle figure più scrutate e popolari del pianeta insomma (Diana!!!), nel farlo dicevo, devono aver pensato che vederla usare uno StarTAC Motorola del '96 fosse più importante che reclutare i meglio trucco e parrucco in circolazione. Non dico Rick Baker (che va opzionato quattro anni in anticipo) ma almeno J. Roy Helland, vincitore dell'Oscar per Iron Lady (tra l'altro amicissimo di Meryl). E invece no, mestieranti con lacca e spuma della Lidl. Tutto considerato, avrà pensato Oliver Hirschbiegel, cosa mi frega di essere filologico quando c'ho una nominata all'Oscar che mi tira su tutto. Solo che dopo averla pettinata come Madonna as Lady D al Saturday Night Live (1985), alla povera Naomi Watts hai anche fatto mandare a memoria una puntata di Centovetrine. Perché la storia segreta del titolo è questa: quella cioè di una tranvata per un chirurgo pakistano, di parrucche ordinate su amazon per uscire in incognito, di appuntamenti al parco, di hamburger ordinati al take away, di fughe in campagna con ritrovamenti di musicassette con inciso toh, Ne me quitte pas, di 'discese ardite e le risalite'. Di lui poi che le dà il due di picche, «mamma musulmana non è d'accordo che ti sposi ma ti amerò per sempre», e di Dodi (o meglio, del suo yacht) usato solo per farlo ingelosire. Così pare sia andata nella realtà e così finisce, io ve lo dico, con una telefonata di riconciliazione che lei perde meritandosi quindi un pilastro in faccia. Contro il quale però finisce tutta la troupe. E meno male! (Mi raccomando, non fiori ma solo opere di bene.)