Drammatico, Recensione

DESIDERIO INAPPAGATO

Titolo OriginaleHateshinaki yokubo
NazioneGiappone
Anno Produzione1958
Durata103’

TRAMA

Quattro ex-commilitoni e la sorella di un tenente deceduto si ritrovano, dopo dieci anni, per riappropriarsi di un bottino di morfina che i soldati avevano nascosto: ma ci hanno costruito sopra una macelleria. Affittano una casa adiacente per scavare un tunnel e usano, come copertura, l’attività di un’agenzia immobiliare.

RECENSIONI

Terzo dei tre film girati da Imamura nell’anno del suo esordio registico: in un’opera di genere, è già visibile l’impronta iconoclasta di un autore in rottura con il passato, che su sesso e violenza senza edulcorazioni, come atti unici di un’umanità degradata, fonderà la sua poetica. Il modello su cui Imamura opera variazioni è il noir/thriller all’americana, la pasta su cui costruisce un’opera fosca meravigliosa sono i personaggi tanto loschi quanto “veri”, non figli del glamour hollywoodiano. La sua rivoluzione formale, cioè, la gioca non tanto sul linguaggio, ma nello scegliere di mettere in scena, con cinismo, un’umanità laida, incattivita, su cui, a un certo punto, fare luce per scoprirne le radici, senza mai negare, però, che a muoverla è il sesso e l’avidità. Imamura non fa sconti: vuole vedere i disperati mangiarsi l’un con l’altro. Notevole e originale, anche, l’universo femminile dipinto, così lontano da certi canoni occidentali. Opera in anticipo di almeno venti anni nei temi e nelle figure mentre, per cupezza e claustrofobia, ricorda I Dannati di Varsavia di Wajda dell’anno precedente. Il film, sui titoli di testa, è presentato dall’Ufficio Igiene dell’esercito giapponese.