TRAMA
Francesco Dellamorte e il tonto Gnaghi sono i guardiani di un cimitero dove i morti resuscitano.
RECENSIONI
"Darei la vita per essere morto". È l'epigrafe ideale di un’opera all’insegna della paura di vivere, imperdibile per gli amanti del romanziere Tiziano Sclavi, della sua poetica intrisa di romanticismo e pessimismo esistenziale, di visionarietà barocca e allegoriche chiusure circolari, d’immaginazione stretta in precisi riferimenti (i fuochi fatui, gli zombi, la mandragora) e voli pindarici pienamente originali. Michele Soavi, con coraggio, cerca di scrollarsi di dosso le convenzioni del genere horror che avevano caratterizzato le sue opere precedenti e compone una favola gotica, surreale, grottesca e filosofale, all'insegna della necrofilia, dell’umorismo macabro e dell'inversione dei termini (vedi la citazione di Psyco: la vittima assale l'aggressore). Fra indugi e iperboli improvvise (eccessivo, però, l'uso della steadycam e di uno storyboard effettistico che dimentica qualche carrello in campo), il racconto, generoso di spunti ed invenzioni, si trasforma in un entusiasmante, elaborato apologo su Eros e Thanatos, beffardi e sempre uguali a se stessi (la “bona” e ignuda Anna Falchi, complice di tanto erotismo, rappresenta i fantasmi di una Donna che Visse due Volte, anzi tre: Resurrecturis…). È affascinante anche il parallelo fra la vita alienante di un burocrate, la Morte spazzina di vite e la figura di Francesco Dellamorte, paradossalmente (kafkianamente) imprigionata in una soffocante routine esistenziale, dove non c'è mai inizio (d'amore) e fine (morte), dove gli amanti non distinguono più i morti viventi dai vivi morenti. La maschera ritorna al futuro: Dellamorte è il prototipo (il romanzo è del 1983) del personaggio dei fumetti Dylan Dog (che già lo “adottarono” nello speciale “Orrore nero”), le cui fattezze Sclavi e soci presero a prestito proprio da Rupert Everett. Allora il paffuto Gnaghi è il genitore di Groucho (il buffo assistente di Dylan Dog), il teschio sta al galeone che ossessiona Dylan e non mancano gli archetipi dell'ispettore Bloch, del maggiolino e della pistola. Per filmare il cimitero ci si è divisi in due: a Carsoli, in Abruzzo e a Guardea, Umbria.
