DELIVERY

Anno Produzione2004

TRAMA

Un ragazzo pressoché muto, giunto ad Atene con le tasche vuote, consegna le pizze a domicilio. In una realtà degradata conosce un fugace contatto amoroso con una collega e finisce per chiedere l’elemosina.

RECENSIONI

Miracolo ad Atene

Il tipico film da Festival. Il greco Panayotopoulos, giunto al 10° lungometraggio, sceglie di mantenere l’incognita per il suo protagonista (che viene sprezzantemente chiamato “albanese”, ma di lui non sappiamo nulla) e lo immerge nell’oscurità di un inferno urbano. Il catalogo di degradazione si incarna in un climax all’incontrario, dove il “delivery” del titolo perde lavoro, alloggio, amore ed infine l’umana dignità. All’insegna di un naturalismo decadente la m.d.p indugia sul disfacimento dei sobborghi e, nonostante componga metafore abusate per suggerire l’ovattata disperazione (la sequenza della discarica come mondo spazzatura), permette allo spettatore di assorbire del tutto l’inquadratura, abituandosi adeguatamente all’universo periferico cui si vuole andare a parare. Sarebbe stato molto migliore se scevro da un’accentuata pretesa autoriale: al contrario del coreano BINJIP il mutismo del protagonista è pedantemente sottolineato (dai comprimari) ed appare scelta ovvia per significare il disfacimento che strozza ogni parola – salvo a tratti proferire verbo, senza un’accettabile linea di coerenza. Un altro espediente grossolano è la trovata narrativa del pizza-man che, nonostante l’incontro con la coppia manesca sia l’acuto maggiore del film, è destinato a sfogliare la sua clientela con la profondità di un album fotografico. Una pellicola che rispetta diligentemente le sue tappe (amore impossibile – povertà – morte) e si suicida nel finale dove, oltre a tradire la consegna di scabro iperrealismo per citare un classico del cinema italiano, sceglie il sentiero del grottesco senza esulare dalla strana coppia emarginazione-violenza. L’urlo di dolore sconta pesantemente la sua artificiosità e, accantonati interessanti squarci di città spoglia, non riesce a restituire la denuncia né la malinconia ma spedisce la platea dritta in congelatore. Un film freddo senza brividi.