Supereroi

DEADPOOL

Titolo OriginaleDeadpool
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2016
Genere
Durata108'
Trattodal fumetto di Fabian Nicieza e Rob Liefeld
Fotografia
Montaggio
Scenografia
Musiche

TRAMA

Wade Wilson, alias Deadpool, crede che Francis, l’uomo che gli ha donato i superpoteri sifgurandolo, gli possa restituire il suo aspetto originario. La trama va avanti ma raccontarla sarebbe una cosa lunga e poi, alla fine, non è che sia così importante.

RECENSIONI

Deadpool è un film iper-consapevole, irriverente e divertente. Più o meno in quest’ordine. C’era da aspettarselo ma forse non in questi termini e con questi esiti. Perché se è vero che si tratta di una produzione Marvel laterale, dal budget relativamente low, con protagonista l’(anti)eroe Marvel più obliquo, tratto da un fumetto tutto giocato sullo sfondamento della quarta parete, è anche vero che di fronte a Deadpool si respira davvero un’aria nuova e diversa. Più che un comic movie marveliano, questo di Tim MIller sembra il compimento di un percorso preciso che, a cominciare da Watchmen passando per Defendor, Griff the Invisible, Chronicles, Super e Kick Ass, ha progressivamente smontato e destrutturato il concetto di supereroe cinematografico, giocando coi codici, per arrivare a sovvertire il canone dall’interno. Il film Marvel, che ne conserva i crismi e i tic ormai (arterio)sclerotizzati (gli iconici titoli di testa, il cameo di Stan Lee, la sequenza nel post-finale), virandoli spesso al grottesco, diventa dunque una caustica metaparodia dei Film Marvel.

La prima sequenza è quasi didascalica, da quanto è chiara nei suoi intenti programmatici. Si tratta di un fermo immagine multiangolo, nel quale i vari freeze frame (nel freeze frame) diventano fotogrammi/vignette che anticipano molte delle caratteristiche del personaggio (avventatezza, tendenza a cacciarsi nei guai, una certa goffaggine) e del film (violenza grafica, comicità, parossismi assortiti), con sovraimpressi i titoli fra i più scolasticamente, e spassosamente, meta- della storia del cinema, dove il regista è un idiota pagato troppo gli sceneggiatori sono i veri supereroi e veniamo subito informati che un personaggio è interamente fatto al computer. Seguono continue interpellazioni casettiane allo spettatore, chiamato subito in causa e trascinato nel gioco che dura fino ai post-titoli di coda. Con continue esplicitazioni, anche delle derive più abissali, come quando Reynolds/Deadpool somma le pareti infrante nel fumetto/film contandone, stupito, sedici totali.
Ma Deadpool, si diceva, non è solo un metafilm iperconsapevole, è anche profondamente, e seriamente, irriverente e divertente. Basti citare la sequenza in cui il supereroe viene sodomizzato dalla fidanzata armata si Strap-On per farsi un'idea che, no, Deadpool non è I Guardiani della galassia ma qualcosa di decisamente diverso e decisamente oltre. E coraggioso, per come applica il suo ludico e spassoso piano terrorista anti/intra/Marvel senza scendere a troppi compromessi. Perché alla fine, qualche compromesso c'è, rilevabile da uno sguardo obiettivo alla sinossi o nella comoda prevedibilità di alcune gag (Deadpool che giustizia il cattivo mentre Colosso gli sta facendo la sua edificante ramanzina). Compromessi che, ogni tanto, fanno sì che il film giri un po' a vuoto, oberato dalla necessità di portare comunque avanti una 'trama' e di non ignorare del tutto le solite questioni di continuity, irrise e parodiate ma nondimeno presenti. Si tratta, però, del proverbiale pelo nell'uovo, al netto del quale Deadpool rimane un esperimento Rated R perfettamente riuscito.

La Marvel affida agli sceneggiatori di Benvenuti a Zombieland l’adattamento del suo Kick-Ass, antitesi dei supereroi a fumetti già apparso in X-Men Le Origini-Wolverine: uno squilibrato che si rivolge direttamente agli spettatori, canzona la moda e gli stilemi dei compari in costume e trasporta la sua irriverenza di sesso, peti e ammazzamenti splatter dal fumetto (che osa di più) al cinema, fino alla scena (citazione di Una Pazza Giornata di Vacanza) dopo i titoli di coda in cui invita il pubblico in sala ad andare a casa, perché non ci sono i soldi per un Deadpool 2 (come non ce n’erano, a suo dire, per ingaggiare altri mutanti oltre Colossus). Brutto, scorretto, cattivo e, soprattutto e alla Spider-Man, continuamente propenso a scherzare con l’avversario, per quanto anche mosso d’amore e con immancabile tragedia ‘marvel’ alle spalle. Anche se millanta il basso budget a disposizione, la scena iniziale del film con sconquassi in superstrada, ralenti e freeze-frame di capriole proiettili e sangue è alta tecnica con superlativo storyboard. Più in generale, piace l’idea della Marvel che parodia se stessa, Stan Lee compreso che, qui, fa il presentatore in uno strip-club. Inatteso successo, stante il target “non per famiglie” e la figura minore nell’universo Marvel, merito anche dell’esordiente Tim Miller, esperto di effetti visivi animati e creativo da tempo sul mercato con i suoi Blur Studios, regista della scena d’apertura e della seconda unità in Thor: The dark world.