Horror, Recensione, Thriller

DEAD IN 3 DAYS 2

Titolo OriginaleIn 3 Tagen bist du tot 2
NazioneAustria
Anno Produzione2008
Durata95'

TRAMA

L’ estate successiva al suo diploma, sconvolse la vita di Nina per sempre. I suoi migliori amici furono vittime di uno psicopatico assassino, lei e la sua amica Mona riuscirono a fuggire alla morte per un soffio. Nina ha ora un solo desiderio: dimenticare. Taglia ogni contatto e si trasferisce a Vienna per cominciare una nuova vita. Un anno e mezzo più tardi, una sconvolta e terrorizzata telefonata di Mona nel cuore della notte rompe il suo esilio. Nina cerca di contattarla ma la ragazza sembra scomparsa. L’unica traccia rimasta la porta in Tirolo, in un rifugio isolato tra le montagne innevate…

RECENSIONI

  Unnecessary sequel

Nel 2006 l'austriaco Andreas Prochaska ha diretto Dead in 3 Days. Grazie al successo ottenuto - non tanto in Italia, dove è uscito direttamente in dvd nel 2008 con l'agghiacciante titolo SMS: 3 giorni e 6 morto, quanto nei trenta paesi in cui è stato esportato - dopo due anni lo stesso Prochaska si cimenta nel sequel (bruttino anche il gioco numerico del titolo originale). La protagonista è la ragazza scampata alla strage del primo film che riceve una criptica telefonata di aiuto dall'amica con cui ha condiviso la salvezza da un pericoloso psicopatico. Parte quindi la caccia all'amica, misteriosamente scomparsa, che porterà la protagonista a nuove improvvise quanto sconvolgenti, almeno nelle intenzioni, consapevolezze. Girato in un formato panoramico molto spettacolare il film di Prochaska ha il suo punto di forza nell'ambientazione tra le montagne innevate del Tirolo, valorizzate da una regia capace di creare un'atmosfera di glaciale solitudine in cui il candore immacolato del paesaggio si pone in efficace antitesi al rosso del sangue che inizia a scorrere a fiotti. A suo agio anche Sabrina Reiter, brava nell'incarnare il connubio tra determinazione e spaesamento dell'aggressiva, e alla luce dei fatti decisamente ottusa, protagonista. Per il resto, però, è calma piatta. La sceneggiatura si limita ad allungare oltre il lecito la non proprio mordace ricerca, finendo per sminuire i lati drammatici della vicenda che procede con svolte che alla resa dei conti si rivelano un inutile riempitivo. Resta la cura del dettaglio, la confezione impeccabile, la professionalità della regia, una certa audacia (morbosità, nudità e violenza non vengono risparmiate), ma all'ennesimo sogno nel sogno, in cui il "buh!" è dovuto all'irrompere dei potenti effetti sonori, la tensione non può che cedere il posto alla noia.