TRAMA
Dopo un’esplosione di barili contaminanti, il tunnel sotterraneo che unisce New York al New Jersey diventa una trappola mortale per i presenti.
RECENSIONI
La produttrice esecutiva Raffaella De Laurentiis tenta di riproporre la tipica formula dei catastrofici anni settanta: presentazione di una pluralità di personaggi, tragedia, tragitto per la salvezza. Certi passaggi ricordano parecchio L’Avventura del Poseidon (la nave-trappola di quell’opera è sostituita da un tunnel), nota pellicola del genere prodotta da Irwin Allen, richiamata anche dalle tonalità di colore della fotografia (tendenti al ruggine) e dai pericoli generati dagli elementi dell'acqua e del fuoco. Il tutto, però, è artificioso, dai set ricostruiti in studio ai personaggi poco credibili che inficiano l'andamento del dramma (molto melodramma, nel finale). Funzionano solo gli effetti speciali della prima esplosione nel tunnel e la tensione (materica, meccanica) che tiene botta per tutta la durata del film. Il resto (regia, recitazioni, sceneggiatura di Leslie Bohem) è mediocre e di routine. Sly Stallone interpreta per l'ennesima volta l'eroe (esagerato, fumettistico) che cerca il riscatto e Rob Cohen non ha l'accortezza d'alleggerirne la carica retorica: poteva nutrire, ad esempio, i tocchi ironici presenti nello script (la figura del borioso divo televisivo interpretato da Viggo Mortensen), ma si fa prendere troppo da una messinscena rigida e grave (se non deve pubblicizzare la Colgate) per rendersi conto che rischia ad ogni passo il ridicolo involontario, quello che "esplode" nel finale con l'effetto del "geyser" (cos'è, un cartone animato?) e con Stallone che antropomorfizza la galleria, sfidandola come se si trovasse di fronte al Dolph Lundgren/Ivan Drago di Rocky IV.