TRAMA
Lukas, 21 anni si trasferisce in città per andare a vivere con la sorella. Tutto sembra andare per il meglio tra feste e nuovi amici, fino a quando non incomincia a sentire strane voci: è l’inizio di continui attacchi schizofrenici, per il quale verrà ricoverato in ospedale. Dopo un tentativo di suicidio, viene salvato da un gruppo di hippy che lo portano con sé in Spagna.
RECENSIONI
Un film profondo, che racconta un ragazzo, la sua sofferenza e travaglio, il tutto con estrema umanità, lontano da facili stereotipi e psicologismo d’accatto.
Bravissimo Daniel Bruhl che interpreta Lukas, il protagonista, che in un’apparente normalità incomincia a sentire voci sempre più opprimenti, da cui non riesce a sfuggire nemmeno con l’acqua della doccia che scorre per un giorno intero a ritmo incessante. A seguirlo, è l’abile regia di Weitngar, al primo e ottimo lungometraggio, che fa uso di camera a mano, immagini sgranate e riprese in video nella stanza delle "crisi", ma anche rifugio da cui scappare. Suoni e cambiamenti cromatici avvertono e compenetrano gli attacchi di schizofrenia di Lukas, il quale troverà pace, nella sua solitudine, solo nel "rumore bianco", accanto all’oceano in Spagna, dopo essere stato in viaggio insieme a una comune itinerante di fricchettoni: ma Lukas è un altro, rifugge il branco, i modi generazionali e i canoni imposti dai rapporti sociali. E’ lui, e solo lui; Lukas così ritroverà se stesso.
Un’opera struggente, forte e sincera, che non identifica il malato psichiatrico come un soggetto a parte, ma tutti possiamo esserlo.
Tra le curiosità: dalle cuffie di Lukas, la voce di Fabrizio De Andrè, che certamente non sta tra quelle nemiche.
Mauro Ravarino
