Commedia

DARLING COMPANION

TRAMA

Beth trova un cane abbandonato e lo tiene con sé. Durante il matrimonio della figlia in montagna, il marito chirurgo lo perde nei boschi. Iniziano le ricerche, mentre i protagonisti appianano le loro divergenze.

RECENSIONI

Dopo il desolante passo falso di L’Acchiappasogni, a distanza di nove anni Lawrence Kasdan (con la moglie Meg, co-sceneggiatrice), torna alla regia e tenta, con discreto successo (ma non di pubblico), di reinserirsi nei binari delle sue commedie più riuscite, con collaboratori di vecchia data (su tutti l’attore feticcio Kevin Kline) e con personaggi schizzati nei vezzi che, previo evento scatenante, chiariscono e ritrovano l’armonia (vedere Il Grande Freddo e Grand Canyon). L’idea motrice, nata dall’amore dei due coniugi/autori per un cane che persero, rischia di ascriversi in un sottogenere con codici stringenti, il film con animale protagonista, ed è evidente che l’autore ha perso per strada mordente e propensione ilare, ma il racconto funziona, anche grazie a un gruppo di interpreti abile nel rendere credibili i caratteri. La commedia con dramma viaggia sul sicuro nei vari fronti aperti da appianare, sapendo qual è la meta prima ancora di investigare i problemi: ambientata fra i monti nella zona di Denver, Colorado, è una di quelle opere che riconciliano con le asperità della vita, dove l’atteggiamento positivo, ben rappresentato dalla zingara della sensuale Ayelet Zurer, è la parola d’ordine. Il limite maggiore, nel quadro della tipica commedia corale e sentimentale hollywoodiana (per quanto sia una produzione indipendente), è che né nei drammi né nel paradosso che dovrebbe generare il sorriso (vedi, ad esempio, l’irrisione nello scontro scienza e magia da veggente) l’opera sa sorprendere: viaggia con pilota automatico fino alla meta, in modo piacevole, sereno e innocuo.