TRAMA
La scalcinata troupe di un film di zombie a basso budget si trova alle prese con una vera apocalisse zombie.
RECENSIONI
Michel Hazanavicius, coerente col suo percorso di rimeditazione cinematografica, si dà all'automatico (per quanto virtuosistico) remake-remodel del film giapponese Zombie contro zombie – One Cut of the Dead di Shin’ichirō Ueda. La storia è la stessa: si gira un film sugli zombie in un edificio abbandonato, la troupe è demotivata, gli attori non proprio coinvolti, solo il regista sembra crederci sul serio. Ma arrivano gli zombie veri. Poi c’è il secondo grado che si sovrappone al primo (che è girato in pianosequenza). Vediamo quello che è accaduto durante le riprese di quel one-shot (ed ecco il film nel film) e comprendiamo alcune dinamiche del plot inizialmente oscure (poiché del plot non erano, scopriamo).
Hazanavicius mette a punto il suo compitino cinefilo da par suo, sottintende tutto quello che c’è da sottintendere a livello di teoria base dell’horror (decodifica del genere in chiave politica - ma solo perché sul concetto ci si sghignazzi su -), mostra i trucchi, ci fa ridere (anche parecchio in alcuni passaggi), aggiunge al discorso il riferimento all’originale e al suo successo (si sta girando il rifacimento di un film giapponese, tanto per aumentare la vertigine) e, ammiccando a destra e a sinistra (anche Jarmusch è inevitabilmente convocato), mette in scena la sua ennesima dichiarazione d’amore per la settima arte (qui vissuta soprattutto come artigianato, fuori dalle logiche dittatoriali dell’autorialismo per esaltare il cinema come lavoro di squadra). Un’acrobazia, più facile del solito, ma che ha nel motore un Romain Duris impagabile e una maestria dissimulata sotto la cialtroneria di quella serie Z che va a celebrare.