Commedia, Fantascienza, MUBI, Recensione

CRIMES OF THE FUTURE (1970)

TRAMA

1997: Tripod dirige una clinica dermatologica e si occupa di malattie veneree. Una piaga ha ucciso tutte le donne e gli interni della struttura lo esortano a formare una nuova razza.

RECENSIONI

Secondo Cronenberg, l’essere umano è ossessionato dai cambiamenti, dalle mutazioni che vuole far operare a livello somatico, sessuale, se non artistico. Questi suoi primi pseudo (anche perché ironici) saggi scientifico-filosofali con voce fuori campo mostravano la brutalità e la violenza che una disciplina scientifica debordante poteva attuare sulle leggi naturali. Siamo di fronte, praticamente, ad una copia a colori del precedente Stereo, con lo stesso protagonista (l’androgino Ronald Mlodzik), qualche interprete condiviso (Paul Mulholland, Jack Messinger, Iain Ewing) e l’assenza di sonoro coperta da suoni artificiali striduli, cacofonici e psichedelici. Un’allucinazione sperimentale, provocatoria, deforme e anti-lineare/narrativa figlia del surrealismo, a preponderante tema (omo)sessuale, con esasperazioni allegoriche degne dell’avanguardia di Kenneth Anger. Come in Stereo e nelle opere successive, l’analogia fra approccio scientifico e orrore propone la lotta per il potere e la “nuova carne”, anticipa gli organi estranei creati dal corpo di Brood – la covata malefica (il suo “cancro creativo”) e instaura varie manifestazioni orrifiche e sessuali repulsive/attrattive, fra orecchie che secernono schiume divorate come afrodisiaci, pulsioni deviate (si vuole anche ingravidare una bimba), feticismi vari (i calzini) e un interessante antagonismo fra sesso “terrestre” (rivalutando il piede) e “oceanico” (ritorno atavico allo stato di natanti). All’insegna di un ermetismo dichiarato, spesso insostenibile (il protagonista dichiara che gli sono oscure le intenzioni altrui), le suggestioni chiamano interpretazioni aperte (la lacrima finale?), confermando l’unicità di una visione contorta ed affascinante, che raggiungerà vette più alte grazie a budget adeguati e al connubio con un cinema narrativo da sovvertire.