TRAMA
Josephine studia recitazione e combatte contro la nomea imbarazzante di essere «invisibile»; è dunque la prima a restare sorpresa quando viene scritturata dal noto regista Kaspar Friedmann. Deve interpretare un personaggio che è il suo esatto opposto: una donna molto forte, sessualmente aggressiva, una sorta di vamp preda dell’autodistruzione. Per calarsi nel ruolo, comicia allora progressivamente a sovrapporre la realtà alla finzione intraprendendo un pericoloso viaggio alla scoperta di se stessa. (dal catalogo del TFF)
RECENSIONI
Il Cigno Nero che viene dalla Germania. Si potrebbe sintetizzare con fraintendibile atteggiamento approssimativo questo film, frutto di un modello che viene assimilato in toto. Cracks in the Shell ha la sua Josephine, attrice con grande talento (nascosto) che coglie l'occasione di una vita pur dovendo accettare e riconoscere il proprio lato Oscuro, in un viaggio nel limbo sottile tra Arte e Realtà.
Dall'insicura verginella si trasformerà in una donna ammaliatrice, rasentando il crollo psicologico sotto il perverso training dell'alcolizzato regista Kaspar. Entrare dentro il personaggio è scoperta di sé, delle proprie parti nascoste, ma soprattutto strumento di integrazione dei conflitti (famigliari in primis). Ci si toglie una maschera per metterne inevitabilmente un'altra, con la sicurezza, conciliatoria, che un happy ending ci risveglierà dal brutto sogno colmi di buoni e schematici sentimenti. Anche rinunciando a un'amore idealizzato che ci aveva tenuto per mano dentro i bui cunicoli del nostro inconscio (la love story con il tecnico delle metropolitane).
Nel taglio televisivo che cerca di strizzare l'occhio alla messa in quadro di Aronofsky (uso oscillatorio della camera, insistenza sull'espressività dei volti), Cracks in the Shell costruisce una fiction molto più attratta verso il lato emotivo, spesso rigurgitato in esplosioni, crisi, troppo poco credibili, piuttosto che verso la suggestione del malessere psichico. Opera che allude alla profondità, ma che lentamente riemerge nella superficie di una lettura troppo esibita. Un dramma che rischia più volte il rovescio della medaglia. Si ride per eccesso.
