Fantascienza, Recensione, Western

COWBOYS & ALIENS

TRAMA

Jake Lonergan si risveglia nel Far West con un bracciale alieno e senza memoria: è anche ricercato da un ricco proprietario di bestiame. L’attacco degli extraterrestri fa mettere da parte le divergenze fra gli esseri umani.

RECENSIONI

La fantascienza contaminata con il western c’è già stata, da Guerre Stellari (in modo velato) al serial “Firefly”, che immaginava un futuro in cui gli umani, astronavi a parte, vivevano in un Far West intergalattico. Ma l’idea presa a prestito dal romanzo grafico di Scott Mitchell Rosenberg (del 2006, con trama diversa) dà vita a qualcosa di inedito, una sorta di Avatar inverso dove gli alieni sbarcano nel secolo del mito western. In plancia, alcuni giganti del cinema d’intrattenimento hollywoodiano: Jon Favreau reduce dagli Iron Man, Steven Spielberg produttore esecutivo, Ron Howard e Brian Grazer produttori, Robert Orci e Alex Kurtzman, nuovi delfini del blockbuster, alla sceneggiatura. Se la commistione fantasy-cowboy può far venire in mente il Wild Wild West di Barry Sonnenfeld, in realtà l’operazione imbastita dal regista è diversa e meglio riuscita, nel momento in cui preserva tutti i crismi e stereotipi del cinema di frontiera, dal cattivo possidente terriero al ragazzino delinquente protetto dal capitale, dall’eroe impassibile ai fuorilegge, dallo straniero in città agli indiani, ma li sconvolge con un evento eccezionale che dirime le contrapposizioni classiche. Favreau alterna anche due stili opposti, attenendosi alle inquadrature classiche per i cowboy e aumentando la velocità del montaggio con la fantascienza: se il racconto western è ben eseguito, con brutti, sporchi e cattivi come si conviene, accorato e perspicace nella costruzione dei personaggi e dei loro legami, l’altra metà del film, con l’effetto fantahorror (ma gli esseri umani hanno come unica chiave di lettura i demoni biblici), è mero e non fondamentale valore aggiunto, con creature alien-iche ipnotizzate dalla luce come in Il Regno di Ga’Hoole e che, al posto della doppia bocca, hanno due piccole mani per meglio agguantare l’oro (tutto l’universo è paese).