_x000D_Edito da Bietti e in coerente aderenza con la missione eccentrica (nel senso di lontana dai formati, i temi e le angolazioni delle usuali pubblicazioni saggistiche dedicate al cinema) della collana Heterotopia, Concerto per macchina da presa. Musica e suono nel cinema di Krzystof Kieslowski affronta, a 70 anni dalla nascita e 15 dalla morte del maestro polacco, l’opera di uno dei massimi autori del cinema europeo. Il cuore del saggio, opera di Ilaria Floreano, analizza quanto di più sacrificato dalla critica canonica: il rapporto tra cinema e sonoro, il cinema come arte (profondamente, originariamente) audiovisiva (ed è su questo punto che si concentra la pignola postfazione di Andrea Fornasiero). Concentrandosi sul primo capitolo della Trilogia dei colori, quel Film blu che vinse Leone d’oro e Coppa Volpi per la miglior protagonista nel 1997, Floreano si addentra con minuzia nella dialettica tra visivo e uditivo, immagine e colonna sonora, in un’operazione chirurgica che affronta scena per scena il film e rappresenta il nucleo centrale del libro, portando alla luce l’importanza della musica nel cinema di Kieslowski, che la utilizza come materiale narrativo, la equipara all’immagine nella restituzione del panorama percettivo della protagonista, e la culla come strumento per raggiungere quello che in musica si chiama “carattere affettivo” e l’autore definisce “sentimento del film”, quel mistero che può solo essere suggerito e che ha a che fare con quella che Floreano chiama la “telepatia emozionale”: il non detto che guarda all’uomo, non alle strutture sociali o al linguaggio, ma a una carità profonda, non verbalizzabile. Percepibile dai sensi, ma indicibile. Intorno a questa rigorosa vivisezione del corpo di un film posto a manifesto di un modo di procedere, il volume restituisce al contempo il senso profondo e generale della poetica kieslowskiana, non lesinando su traiettorie tematiche e stilistiche, cogliendo continuità e discontinuità del farsi autoriale, descrivendo la coerenza di un percorso, approfondendo inoltre figure chiave come quella dello sceneggiatore Piesiewicz (che dona la sua testimonianza in forma di graditissima prefazione) e, ovviamente, del compositore Preisner. Dal micro (dialettica suono/immagine in Film blu) al macro (Kieslowski tutto) con fluidità e costante necessità, punteggiando l’analisi con aneddoti gustosi e mai gratuiti e scorrendo nitido su una scrittura sobria, elegante e mai accademica. Un saggio prezioso.
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