TRAMA
Jacob Jankowski sta per affrontare l’ultimo esame prima della laurea in veterinaria, quando gli viene annunciata la tragica scomparsa di entrambi i genitori. Obbligato ad abbandonare i vecchi sogni, deciderà di entrare a far parte del circo dei fratelli Benzini.
RECENSIONI
Lo scheletro. Lo scheletro di un ingombrante elefante, liscio e ben confezionato da far orrore. Un ferreo meccanismo di incastri narrativi che preclude ogni divagazione sul tema e che serra lo sguardo su quanto appare piuttosto che su ciò che invece potrebbe trasparire in controluce. Non c'è né tempo né spazio per alcuna sfumatura, per ogni piccola sbavatura, l'illusione muore in un racconto in cui tutto è lucidamente devoluto all'asettica causa della narrazione fine a se stessa. Il luogo dell'attrazione per antonomasia, il circo, con le sue luci sfavillanti e le sue tetre ombre, viene mortalmente svilito da un racconto di pura prosa senza riflesso né riflessione, il tutto segnato da un freddo rapporto di consequenzialità tra le parti, da un lato la potenzialità dell'ambientazione e dall'altro il rapporto conflittuale tra i personaggi, in cui nessuno in fin dei conti riesce ad emergere. Una messa a nudo dell'illusione, del senso del sogno o di quello che rimane di esso.
La negoziazione tra temi portanti come la morte, l'amore controverso, la pietà, il contesto sociale e storico, il tradimento e il ricordo nostalgico non trova respiro e si autoesclude, abbandonando il gioco fin dalle premesse. Ogni equilibrio interno appare così logicamente calibrato da far dimenticare la sua reale evanescenza e persino il transfert della violenza umana sugli animali, potenzialmente sviluppabile a livello cinematografico, rimane ancorato alla piatta superficie, cadenzando l'implacabile narrazione con un anacronismo in via di decomposizione. Lo spostamento dell'interesse verso le pulsioni umane primordiali, contrapposta in parallelo all'umanità silenziosa e rassegnata degli animali, non riesce a mantenere lo spessore e la compattezza necessaria, avendo a che fare in questa strategia di gioco e di incastri con personaggi congelati in loro stessi e nel loro ruolo tanto da non riuscire a scavalcare l'ostinato rapporto causa-effetto narrativo. Essi non sono altro che semplici ingranaggi in una catena di montaggio destinata ad un lento, ma progressivo ed incalzante deterioramento.