Fantasy

COME D’INCANTO

Titolo OriginaleEnchanted
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2007
Genere
Durata110'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia
Costumi

TRAMA

Una principessa delle fiabe in procinto di sposare il suo vero amore e vivere felice e contenta viene catapultata da una strega malvagia nella New York contemporanea. Per fortuna incontra una bambina di buon cuore e il suo papà.

RECENSIONI

Dopo anni in cui la concorrenza ha puntato con successo sulla parodia dell'animazione classica disneyana, ora anche la casa di Topolino decide di prendersi un po' in giro e, soprattutto, di sfruttare questo filone vincente.
Allo scopo rispolvera nientemeno che le principesse, protagoniste assolute quanto inattuali dell'universo favolistico, mandate in pensione ormai da un decennio.
Partendo da un regno idilliaco e da un prologo animato, la Disney procede alla parodia della sua stessa tradizione. Una parodia non cattiva, ovviamente, ma in molti punti brillante ed efficace.
Il film rivisita gli elementi dell'animazione classica esasperandoli, e quando iniziano le riprese live action li mette a confronto col caos impazzito ed antiromantico della New York contemporanea.
Gli spunti comici colpiscono quasi sempre nel segno mentre lo spettatore riconosce gli ingredienti familiari del cinema per l'infanzia. Non manca praticamente nulla: l'irresistibile impulso dei personaggi a cantare in ogni circostanza lieta, per dar voce a sogni e speranze e per celebrare l'amore; l'abitudine delle principesse di cadere e farsi salvare all'ultimo istante dal principe azzurro, l'irresistibile istinto salvifico degli eroi maschili, contro qualunque ostacolo, nemico, distanza immaginabile; la possibilità di contare sul valido aiuto di animaletti di ogni specie (ma soprattutto topolini ed uccellini), l'innamoramento a prima vista (o al primo duetto intonato insieme), colpo di fulmine sufficiente a garantire amore eterno e felicità senza fine.
E poi ottimismo, fiducia nell'amore unico e imperituro, nel trionfo del bene sul male, nel destino di un lieto fine, capacità di entusiasmo sconfinato, di stupore e candore bambino, di sperare e di sognare.
Come d'incanto non lesina bestiole parlanti, mele avvelenate, specchi rivelatori, assistenti schiavizzati e sciocchi, cavalcate verso il tramonto di un happy end.
C'è moltissimo soprattutto delle fiabe Disney più femminili: La bella addormentata nel bosco, Cenerentola, Biancaneve.
Autoironia efficace, mantenendo però i propri capisaldi intatti. Il messaggio, prevedibilmente, è quello del giusto equilibrio tra sogni e realismo. La metropoli come la realtà è cinica e caotica, il mondo delle fiabe inconsistente ed utopistico: è dunque opportuno portare un po' di fiabesco nella realtà per viverla meglio.
Emblematiche le scene - indovinate - in cui la principessa, non più innamorata, non duetta col principe ritrovato ed il protagonista dimostra di essere innamorato ritrovandosi a cantare insieme all'orchestra.
I due protagonisti, apparentemente opposti, si contagiano a vicenda.
L'innocente Giselle di questa pellicola non può vantare più spessore di una delle sue antenate, né la figura del vedovo disilluso con figlia bisognosa di una nuova mamma appare minimamente innovativa.
Ma questo è un divertissement e niente più, nessuna rivoluzione è all’orizzonte.
Il finale propone il doveroso rovesciamento dei ruoli aggiornato ai tempi della parità dei sessi e dell'iniziativa femminile: è quindi la protagonista a salvare il suo lui e a dimostrarsi combattiva e capace di cavarsela da sola, come e meglio di una Jasmine o una sirenetta. Capovolgimento in realtà superfluo, dato che nulla aggiunge alla rivoluzione sessuale già avvenuta tra le eroine Disney, da molto tempo attive e in gamba.
In definitiva, come per Shrek, l'ironia sul genere non impedisce di ricreare i meccanismi del romanticismo e della fiaba e non sconfina mai in un'irreparabile irriverenza. Piuttosto che demolire l'immaginario favolistico lo aggiorna, ribadendone al tempo stesso il fascino.
In questi termini, niente di imperdonabile.
La poco nota Amy Adams è adatta alla parte, occhioni sognanti da cartone e abiti vaporosi portati con romanticismo o goffa inadeguatezza a seconda della circostanza. Patrick Dempsey, dalla carriera soprattutto televisiva (è il protagonista del telefilm Grey's anathomy) si difende dignitosamente. Piccola parte per Susan Sarandon, la matrigna cattiva.
Canzoni originali come da tradizione (tradizionalissime, infatti sono di Alan Menkel), che hanno fruttato tre nomination all'Oscar, come ai vecchi tempi.