Recensione, Thriller

CODICE MERCURY

Titolo OriginaleMercury Rising
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1998
Genere
Durata111'

TRAMA

Un bambino autistico decifra un codice segreto governativo. Il capo della Sicurezza Nazionale lo vuole morto, un agente Fbi lo protegge.

RECENSIONI

Hollywood codifica anche le carriere artistiche e al buon Harold Becker, da quando ha dimostrato di sapersela cavare con la "suspense", lo sguardo intimo sui personaggi e il perfezionamento delle formule più schematiche, rifila soggetti convenzionali: lo script dei mediocri Mark Rosenthal e Lawrence Konner (autori, fra le cose peggiori, di Superman IV e le Ore Disperate di Michael Cimino) dichiara di trascrivere il romanzo "Simple Simon" di Ryne Douglas Pearson, ma finisce per solleticare il déjà-vu di pellicole come Occhi Innocenti (1994, girato per il piccolo schermo da Mimi Leder) e quant'altre "al mercurio" decifrabili anche da un bambino non autistico. È già successo che Becker finisse sommerso dai cliché (Malice), ma ancor più spesso, come in questo caso, li ha cavalcati per offrire uno spettacolo avvincente e non di plastica, con canti d'impegno civile (qui se la prende con il patriottismo del "Fine che giustifica i mezzi") che ha riscoperto da City Hall in poi. Fra Wargames e Rain Man, sale il mercurio di un teso thriller politico e d'inseguimento, dove anche Bruce Willis combatte e sconfigge lo stereotipo del poliziotto scorbutico che gli hanno cucito addosso. L'attore, alla pari del regista, è talmente bravo da trasformare la (sua) prassi in una piacevole (ri)scoperta. È sorprendente, oltretutto, la misura con cui, nonostante la presenza di un bambino autistico nella trama, si evitano le corde del patetismo senza rinunciare al sentimento (l'istinto protettivo/paterno dell'agente Fbi). Notevole il parallelo fra i due "outsiders", quando Willis immagina una vita "normale" per il bambino e riflette su se stesso, dipingendosi come un single paranoico.