Poliziesco, Recensione

CODICE 999

TRAMA

Una banda di militari e poliziotti corrotti compie una rapina per conto della mafia ebreo-russa. Per il prossimo colpo, hanno bisogno di un diversivo: uccidendo un poliziotto, con codice 999, tutta la polizia accorrerà sul posto e li lascerà indisturbati.

RECENSIONI

Nella terza prova hollywoodiana, quelle che sembravano le cifre personali di John Hillcoat scompaiono del tutto, fatta eccezione per il ritratto della fratellanza criminale. Un poliziesco di routine, senza chance di costruire, con il linguaggio cinematografico o scene scritte ad hoc, un sottotesto che vada al di là del mostrato: la sceneggiatura dell’esordiente Matt Cook si limita ad articolare le premesse al parossismo, tanto che gli intrecci, la trama complicata, il mistero su ruoli e relazioni rendono da un lato più appassionante (meno noiosa) la consuetudine, dall’altro affaticano il passo, impedendo al pathos di lavorare come dovrebbe e alla superficie di non restare fine a se stessa (i ruoli sono a lungo celati: una volta svelati, si dimenticano i moventi). Il nucleo tematico è l’affiatamento fra Legge/Devianza alla Braquo o il coevo Bastille Day, con Hillcoat che ha dichiarato come influenze Heat, Training Day e i criminali esistenziali di Melville. Nessuno sa fare il matto come Woody Harrelson, Kate Winslet ha un inedito ruolo di villain, e Casey Affleck la faccia giusta dell’eroe (o dell’inetto oltre le intenzioni del regista: incontra per tre volte il personaggio di Aaron Paul e non partono in tempo i processi deduttivi).